In Italia, terra di primati e campanilismi, due borghi medievali si contendono un titolo singolare: quello del vicolo più stretto del Paese. Da un lato, Civitella del Tronto, in Abruzzo, vanta la “Ruetta”, una stradina che si restringe fino a 40 centimetri. Dall’altro, Ripatransone, nelle Marche, propone un passaggio che, partendo da 43 centimetri alla base, si riduce a 38 centimetri verso l’alto.
La “Ruetta” di Civitella del Tronto, il cui nome deriva da “ruga”, antico termine per indicare una strada del centro, ha una storia affascinante che risale al Medioevo. Durante quel periodo, la sicurezza delle città era cruciale, e le strette vie erano parte integrante delle strategie difensive. Questi passaggi angusti impedivano l’accesso a gruppi numerosi di soldati armati, oltre ad essere ideali per permettere ai cittadini di muoversi rapidamente e sorprendere il nemico.
Ripatransone, invece, come da studio del 1968 del professor Antonio Giannetti in seguito ad un’attenta misurazione dei vicoli del centro storico, ha un vicolo senza nome che è diventato una vera e propria attrazione turistica. Inoltre chiunque si avventuri lungo il vicolo più stretto d’Italia può richiedere presso l’Ufficio del Turismo di Ripatransone un attestato speciale a testimonianza dell’impresa compiuta.
La disputa tra i due borghi non si limita alle misurazioni. Civitella del Tronto sottolinea l’importanza storica della “Ruetta” nelle strategie difensive medievali, mentre Ripatransone offre ai visitatori un attestato per chi riesce a percorrere il suo stretto passaggio. In un’epoca in cui si celebrano le grandi opere e le ampie strade, questi due borghi dimostrano che, a volte, è nelle piccole cose che si nasconde la vera grandezza.