MARTINSICURO. È Federico Crescenzi, noto armatore del comparto ittico e titolare dell’azienda Italfish, l’uomo rimasto vittima del brutale assalto armato avvenuto sabato sera in una villa isolata sulle colline di Martinsicuro. Lo riporta il Corriere Adriatico di oggi. Un gruppo di cinque uomini armati, con il volto coperto e un accento dell’Est Europa, ha fatto irruzione nella sua abitazione intorno alle 22, seminando il panico tra i presenti.
Dopo aver forzato una finestra sul retro, i malviventi sono entrati in casa e hanno minacciato con le pistole Crescenzi, sua moglie, i due figli adolescenti e due amici dei ragazzi, presenti per cena. L’intera famiglia è stata immobilizzata in pochi attimi, mentre sotto la pressione delle armi il capofamiglia è stato costretto a consegnare le chiavi della cassaforte.
Da lì i criminali hanno sottratto gioielli, oggetti di valore e alcune armi regolarmente detenute, per un bottino che potrebbe aggirarsi su diverse decine di migliaia di euro. La banda si è poi dileguata a piedi tra i campi circostanti, approfittando del buio e della scarsa illuminazione per far perdere le tracce.

L’allarme è scattato subito dopo la fuga e sul posto sono arrivate numerose pattuglie dei Carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica, coadiuvate da rinforzi dei comandi vicini. Nonostante il massiccio dispiegamento di forze, dei fuggitivi nessuna traccia.
Nessuno degli ostaggi ha riportato ferite fisiche, ma la violenza dell’irruzione e la minaccia costante delle armi hanno causato un forte trauma emotivo. I sanitari hanno prestato le prime cure direttamente sul posto, soprattutto ai giovani coinvolti.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Teramo, si concentrano ora sull’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Gli investigatori stanno inoltre raccogliendo testimonianze tra residenti e agricoltori, nella speranza di ricostruire movimenti sospetti prima o dopo il colpo.
Il blitz nella villa di Crescenzi ricorda da vicino altri assalti subiti da imprenditori nelle regioni di Abruzzo e Marche, come quello alla famiglia De Cecco a Montesilvano e ai Di Stefano del Maglificio Gran Sasso. Una nuova escalation di violenza che riaccende l’allarme su quanto siano esposte le abitazioni isolate, divenute bersaglio privilegiato di bande organizzate sempre più spregiudicate.