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Sessanta amministratori per la Beko. “L’obiettivo è salvarla”

All'auditorium di Comunanza ieri si è tenuto l'incontro convocato dal sindaco Domenico Sacconi
Pubblicato il 3 Dicembre 2024

COMUNANZA. Sessanta sindaci per la Beko. All’auditorium “Luzi” di Comunanza, si è svolta ieri un’assemblea che ha visto la partecipazione di oltre sessanta sindaci e numerosi esponenti di governo, della regione e delle amministrazioni locali. Presente anche il presidente della Regione Francesco Acquaroli.




Un segnale chiaro di un territorio che, al di là dei colori politici, si è unito per fronteggiare la minaccia della chiusura del terzo polo industriale della provincia di Ascoli Piceno.

Un passato che guarda al futuro

Era il 1974 quando la storica Merloni Elettrodomestici iniziò a scrivere un capitolo importante per l’economia italiana, producendo icone come la lavatrice Margherita, presente nelle case di migliaia di famiglie. Tuttavia, dagli anni Duemila, con il passaggio a Indesit Company e successivamente a Whirlpool, la realtà industriale ha vissuto cambiamenti radicali. Ora, a pochi mesi dall’acquisizione delle attività europee da parte di Beko, si teme il peggio: lo spettro della chiusura e le conseguenze drammatiche che ne deriverebbero per il territorio.

Un fronte comune per evitare la crisi

L’assemblea pubblica convocata dal sindaco di Comunanza, Domenico Sacconi, ha messo in luce la gravità della situazione e la necessità di un intervento corale. «Questa è una terra di lavoratori che hanno fatto grandi sacrifici per crescere – ha dichiarato Sacconi –. Vedere tanti sindaci uniti è emozionante e dimostra quanto sia cruciale questa battaglia».

Anche i sindacati sono in prima linea. Alessandro Pompei, segretario della Fiom Cgil, ha sottolineato l’assenza di investimenti promessi: «Ci avevano parlato di 80 milioni, di cui 16 destinati a Comunanza. Non abbiamo visto nulla. Sabato 7, con il corteo e la manifestazione, sarà un momento cruciale per lavoratori e cittadini. Vogliamo un piano industriale che riporti Comunanza al centro dello sviluppo».

Una mobilitazione che coinvolge tutti

La mobilitazione non riguarda solo la Beko, ma l’intero tessuto economico e sociale dell’entroterra ascolano. «Qui si rischia di perdere molto di più – ha dichiarato Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche –. La chiusura di Beko avrebbe ripercussioni devastanti sull’indotto e sull’economia locale, minacciando la sopravvivenza di molte altre imprese».

Il prossimo appuntamento cruciale sarà il 10 dicembre, quando governo e rappresentanti di Beko si incontreranno per discutere il destino dell’azienda. La speranza è che le pressioni esercitate da cittadini, sindacati e istituzioni possano portare a una svolta positiva.

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