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Piano industriale di Beko: sindacati insoddisfatti, ma Comunanza resta operativa

Il nuovo piano presentato oggi a Roma al ministero delle Imprese e del Made in Italy non convince le organizzazioni: «Insufficiente e con troppe incognite»
Pubblicato il 10 Febbraio 2025

ROMA. Il nuovo Piano industriale di Beko, presentato alle sigle sindacali nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, non ha dissipato le preoccupazioni dei lavoratori. Secondo una nota congiunta di Fim, Fiom, Uilm e Uglm, il progetto proposto è «insufficiente e suscita dubbi sulle prospettive industriali e sulla sostenibilità sociale».



Per quanto riguarda le Marche, l’unica vera novità riguarda lo stabilimento di Comunanza, che inizialmente era destinato alla chiusura entro la fine dell’anno. La newco turco-americana sta infatti valutando un’alternativa alla chiusura, garantendo un livello produttivo sostenibile. I sindacati confermano che il piano sarà analizzato nel dettaglio nel prossimo incontro, ma per il momento i 320 esuberi previsti sono sospesi, anche se non è escluso che alcuni licenziamenti possano comunque avvenire.

Situazione più complicata a Fabriano, dove i 68 esuberi nello stabilimento di Melano sono stati confermati, così come i tagli nel comparto impiegatizio. Secondo i sindacati, circa la metà dei 363 esuberi nelle funzioni regionali riguarda Fabriano, mentre per il settore R&D su 198 esuberi complessivi, circa 100 sono localizzati sempre nel Fabrianese.

Beko ha manifestato la disponibilità ad affrontare gli esuberi attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione. Tuttavia, il piano di investimenti da 300 milioni di euro in tre anni, previsto soprattutto per la divisione cottura, non è ancora dettagliato nei suoi aspetti concreti. Questo, secondo le parti sociali, rende difficile trovare un accordo.

I sindacati si dicono delusi per una posizione aziendale che non offre garanzie sufficienti per il futuro del settore e chiedono un intervento più incisivo da parte del Governo. In particolare, sollecitano risposte sull’acquisizione del sito di Siena e un peso politico più deciso nei confronti della multinazionale.

L’incontro del 24 febbraio sarà decisivo per chiarire gli investimenti previsti, il futuro delle divisioni refrigerazione e lavaggio e il destino dello stabilimento di Siena, oltre a una possibile revisione delle scelte relative alle funzioni impiegatizie.