SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Il giornalista e scrittore Andrea Vianello ha presentato, all’Auditorium Tebaldini, il suo ultimo libro “Storia immaginaria della mia famiglia”, un evento organizzato dall’associazione “I Luoghi della Scrittura” del presidente Mimmo Minuto nel corso del quale a dialogare con l’autore è stata Giovanna Frastalli.
Vianello ha parlato della genesi della sua opera: “Quando avevo perso le parole, più di tre anni fa, a causa di un ictus, mentre vagavo nella nebbia dei fonemi impazziti nel cervello cercando una via d’uscita, mi convinsi che l’unica cosa sensata e nello stesso tempo irragionevole era scrivere un libro. In realtà scrivere era stato da sempre il mio grande sogno nascosto: la mia vita e la mia carriera mi avevano portato a parlare, parlare, parlare, in radio, in tv, bastava che ci fosse un microfono e io parlavo. Scrivere invece, scrivere era quello che volevo profondamente e che avevo una maledetta paura persino di provare a fare”.
“L’accidente che mi era successo quantomeno aveva sbloccato quella paura, anzi, l’urgenza di raccontare la storia per me e per gli altri fu un’onda che travolse ogni difficoltà, compreso l’ingarbugliarsi dei tasti, una grammatica da imparare di nuovo e qualunque impudicizia. Con Ogni parola che sapevo, trovai alla fine di un percorso complicato e in diversi momenti drammatico della mia vita, l’attraversamento felice di un guado, una mia piccola e personale terra promessa, una ritrovata attenzione ai desideri più profondi, e soprattutto per la prima volta l’idea che potevo scrivere davvero e, che meraviglia!, avere persino dei lettori. Non potevo perderla di nuovo, quella sensazione, anche quando sono tornato pienamente al lavoro e anche in ruoli particolarmente impegnativi. E mi sono imposto di continuare a scrivere, gestendo la scissione di un lavoro così pubblico e un atto così intimo come quello della scrittura. Durante una crisi che ha a che fare l’abisso, la memoria diventa più vivida, i tempi del passato e del presente si avvicinano, anche le emozioni più lontane tornano a bussare la porta”.
Il libro ripercorre, in un viaggio tra sogno e realtà, una vita familiare. “Le nostre vite, le nostre famiglie – spiega l’autore – sono piene di storie, vere o sognate, di personaggi amati o fantasticati, avvenimenti realmente accaduti e leggende diventate realtà. E molte mi sono tornate prepotentemente in mente, avevo appena perso mio padre, e nelle stanze degli affetti più radicati mille scene sbucavano da tutte le parti. Così ho iniziato a scrivere una storia, che a un certo punto ha iniziato a assomigliare a un romanzo, e alla fine lo è diventato. Storia immaginaria della mia famiglia non è certo un memoir, perché questa famiglia di cui scrivo non solo ha un nome diverso ma destini, personaggi e intrecci diversi, al massimo un memoir fantastico, dove i protagonisti, liberi da ogni legame dalla realtà, vivono una seconda vita, un’ulteriore possibilità, un viaggio nel tempo, un ultimo sogno, che forse è anche il mio”.