Quali sono i dischi che hanno scandito il nostro tempo negli ultimi venticinque anni? A questa domanda prova a rispondere Pierluigi Lucadei nel suo nuovo libro “Forever Ago. Un quarto di secolo in venticinque album”, pubblicato da Galaad Edizioni con un progetto grafico firmato da Maurizio Ceccato (Ifix).
In un periodo in cui la fruizione musicale sembra sempre più frammentata e istantanea, l’autore propone l’album come simbolo di resistenza culturale, capace di restituire profondità all’ascolto e di opporsi al ritmo frenetico dei nostri giorni. Nei venticinque capitoli del libro, uno per ogni anno dal 2000, Lucadei intreccia critica musicale e memoria personale, analizzando i dischi che più hanno inciso nella sua vita e in quella di tanti appassionati.
Si parte dai lavori di Grandaddy e Kings Of Convenience, che riportano alle atmosfere sospese dei mesi precedenti l’11 settembre 2001, per arrivare all’album di Bruce Springsteen che cattura l’inquietudine dell’America durante la guerra in Iraq. E ancora, ci sono le opere nate dal malessere post-Brexit e quelle figlie della pandemia, fino a capolavori assoluti come “Yankee Hotel Foxtrot” dei Wilco, “Carrie & Lowell” di Sufjan Stevens e “Fetch The Bolt Cutters” di Fiona Apple, considerati già dei classici contemporanei.
“Forever Ago” si muove tra analisi dei testi e aneddoti che raccontano la mitologia della popular music, smontando la convinzione che la musica sia in declino e che gli album memorabili siano ormai rari. Con questa raccolta, Lucadei testimonia come la forma canzone continui a essere uno strumento potente per decifrare la realtà e per accompagnare le piccole e grandi vicende di ciascuno di noi.