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La scommessa che divenne arte, c’è Piccinini a battere il tempo

Pubblicato il 1 Dicembre 2014
San Benedetto

A vederlo ora quasi non si direbbe che, anni fa, le bacchette gli siano finite in mano per una scommessa. Una partita a tennis giocata e vinta contro il padre che, per pagare pegno, ha dovuto comprargli la batteria. Un hobby che, in poco tempo, si è trasformato in passione e che, negli anni è diventato un lavoro che lo ha portato a calcare palcoscenici di livello nazionale e internazionale attraverso la vecchia gavetta, quella lontana anni luce dalle discese dei talent. L’eccellenza, tutta sambenedettese, ha un nome e un cognome: Marcello Piccinini, professione batterista, volto noto del panorama musicale nazionale e non solo.

Una lunga gavetta la sua. Passata per gli States dove la passione si è trasformata in arte, a Boston prima e a Manhattan poi. Quell’11 settembre era a mezzo isolato dalle torri che cadevano. E poi Roma al cospetto di Ettore Mancini prima di iniziare la carriera vera e propria e farsi scoprire dalle luci della ribalta con Linda Valori, altro talento nostrano. Da lì ha spiccato il volo fino ai palcoscenici dei teatri con Alessandra Celetti e alle collaborazioni con l’ex X-Factor Serena Abrami (quarta a Sanremo 2011). E poi i palcoscenici noti al grande pubblico: quello del Primo Maggio a Roma, quello di Domenica In e l’esibizione storica al Liverpool Sound Festival con il progetto Persian Pelican che lo ha visto tra le anime di una lunghissima tournee durata un anno e mezzo.

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Una serie di percorsi e di esperienze che lo portano in giro per il mondo ma che, puntualmente, lo riconducono a casa. In quella terra natia che, vista da dietro un charleston, somiglia davvero ad borgo selvaggio: “Quando ho cominciato non c’era nulla da mettere a disposizione di un ragazzo della mia età che volesse suonare questo strumento – spiega Piccinini -. C’era il deserto assoluto. Un ragazzino di tredici anni doveva per forza di cose organizzarsi e andare fuori”.

Così il ritorno in Riviera e l’ennesima scommessa: una scuola per giovanissimi aspiranti batteristi. Insieme all’amico e collega Domenico Candellori ha così fondato la “Percussion Noise” dove le porte sono aperte a tutti e dove, negli ultimi anni, è anche nato il progetto “Drumming for Kids”, vale a dire una serie di sessioni di insegnamento specifico per i bambini. “A molti può sembrare una pazzia mettere una batteria in mano a un bambino di cinque anni – spiega – invece è una cosa soltanto positiva”. Che, a pensarci bene, ha effettivamente un senso: “suonando la batteria – sottolinea Piccinini – i bambini hanno la possibilità di scaricare tutte quelle tensioni, fisiche ed emotive, derivanti dalla sedentarietà del tempo trascorso davanti alla tv o al computer”.