SAN BENEDETTO DEL TRONTO. La Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto ha ospitato una delle due uniche tappe della presentazione del libro “La Tempesta Perfetta” di Claudio Pagliara, inviato del TG1. L’evento, tenutosi la sera di domenica, ha visto una partecipazione massiccia del pubblico, con posti esauriti in ogni ordine. Subito dopo la presentazione, Pagliara è ripartito per Washington.
L’incontro, durato oltre un’ora, ha visto l’autore dialogare con l’avvocato Roberta Alessandrini e con Mimmo Minuto, oltre a rispondere a numerose domande poste dal pubblico. Il libro di Pagliara è un saggio approfondito sulla situazione internazionale e sulle tensioni geopolitiche, con un focus particolare sull’importanza di Taiwan nello scontro tra Stati Uniti e Cina. Taiwan, infatti, produce i microchip più avanzati del mondo ed è situata in una zona strategica attraverso cui transita un enorme volume di merci, rendendola un punto di interesse cruciale che potrebbe innescare conflitti globali.
Durante l’incontro, Pagliara ha spiegato dettagliatamente la situazione in Asia e in particolare in Cina, una nazione che per decenni è stata considerata la “fabbrica del mondo”. Tuttavia, come sottolinea Pagliara, quella fase è ormai superata: “A quel periodo in cui la Cina ha fabbricato prodotti di basso valore aggiunto e in grandi quantità in fabbriche ad alta intensità di lavoro e in condizioni di lavoro spesso molto al di sotto di quelle che si conoscevano nel mondo occidentale. Ma quella era è definitivamente terminata 10 o 15 anni fa.”
Pagliara ha evidenziato come il presidente cinese Xi Jinping abbia ora ambizioni molto diverse: “Ha puntato moltissimo sulle tecnologie moderne. Sono stato nei campus di aziende dove emerge come le autorità cinesi abbiano puntato tantissimo sulle nuove tecnologie nei campi dell’informatica, delle auto elettriche. Ho visto campus che non hanno niente da invidiare nella qualità di vita e nella qualità del lavoro a Google o a Facebook o a quant’altro ci sia nella Silicon Valley.”
Il giornalista ha anche discusso il ruolo degli Stati Uniti in questo contesto di tensione: “È chiaro che nel momento in cui gli Stati Uniti e Cina, che sono le due superpotenze del momento, si trovassero a combattere una contro l’altra, saremmo a tutti gli effetti dentro una guerra mondiale, la terza guerra mondiale. Perché in ballo ci sono le prime due potenze economiche con enormi interessi geopolitici. Di fronte a questa minaccia, gli Stati Uniti stanno lavorando cercando di mettere in campo il massimo della deterrenza. Da una parte, per avere rapporti diplomatici con la Cina, hanno accettato il principio che si chiama One China Policy, vale a dire esiste una sola Cina, riferendosi ovviamente alla situazione di Taiwan. Ma c’è molta ambiguità in questo modo sul fatto che la Cina sia Taiwan o Taiwan sia la Cina. Ma è chiaro che la proporzione tra i 23 milioni di taiwanesi e il miliardo e mezzo di cinesi lascia intendere che è ovvio che se esiste una sola Cina, esiste solo la Repubblica Popolare Cinese. Ma questo è un aspetto sul quale la diplomazia americana ha costruito la cosiddetta ambiguità strategica: cioè, gli Stati Uniti riconoscono una sola Cina, sono vincolati a Taiwan con un accordo di aiuto militare, vale a dire che forniscono armi a Taiwan per difendersi… e sono esplicitamente contrari a ogni tentativo di cambiare l’attuale status di Taiwan, un’isola di fatto indipendente.”