SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nei soli primi sei mesi dell’anno sono sedici i casi di violenza registrati lungo la Riviera. Numeri che fanno riflettere se si considera che nel corso dello scorso anno sono state ventidue le donne che hanno subito violenza ed hanno avuto bisogno di rivolgersi al centro antiviolenza istituito dal comune di San Benedetto. Cresce notevolmente il numero di donne, soprattutto italiane, che si rivolgono al Centro antiviolenza della Riviera. Donne che subiscono maltrattamenti spesso da parte di persone che si conoscono o con le quali hanno comunque intessuto una relazione affettiva, talvolta ancora in atto. Casi che sono stati denunciati al centro antiviolenza sambenedettese di via Manara.
“Cresce la consapevolezza nelle donne di essere vittime di violenza o comunque maltrattamenti – spiega la criminologa Margherita Carlini -. Questo grazie ad un’opera di sensibilizzazione verso ogni forma di violenza da quella psicologica a quella economica. Soprattutto quest’ultima forma di violenza inizia ad essere maggiormente riconosciuta. Uomini che controllano gli scontri o comunque il movimento di denaro delle loro compagne, anche quando si tratta denaro che hanno guadagnato loro stesse”. In particolare da dicembre dello scorso anno allo scorso mese di giugno sono quarantuno le donne che hanno contattato il Centro Antiviolenza “Donna con Te” rivolgendosi allo sportello antiviolenza di San Benedetto allestito all’interno dell’ospedale civile Madonna del Soccorso e agli sportelli di Ascoli che si trovano presso il Consultorio Familiare in viale Marcello Federici palazzo Ex Gil e presso Casa Albergo Ferrucci. Delle quarantuno donne che si sono rivolte al Centro nei primi mesi dell’anno, ventotto hanno iniziato un percorso di consapevolezza attraverso un supporto sociale, psicologico e legale. Di queste sedici presso la sede di San Benedetto e dodici presso le sedi di Ascoli.
“A questo numero si aggiunge il gruppo di donne che, pur avendo fatto accesso al servizio in periodi precedenti – spiega Laura Gaspari dell’associazione “On the road” – hanno continuato ad usufruire del supporto del Centro Antiviolenza”. Tredici sono invece le donne che si sono rivolte al Centro per richiedere informazioni telefoniche generali relative al servizio o comunque riguardanti la propria situazione di maltrattamenti. Si tratta soprattutto di donne di nazionalità italiana la cui età, in prevalenza, oscilla tra i 40 e i 50 anni. Per quanto riguarda il grado di istruzione, esso risulta medio alto, diciannove donne hanno dichiarato di possedere il diploma di scuola secondaria superiore e tre hanno un titolo di laurea. Lo stato civile maggiormente riscontrato è quello della separazione: sono infatti dodici le donne che risultano aver fatto cessare il proprio matrimonio, dieci quelle che sono sposate, due sono conviventi e quattro sono nubili. Ventiquattro di loro hanno dichiarato di avere figli, di cui diciassette hanno figli minori.
“Bambine e bambini in questi casi riportano un livello molto elevato di sofferenza emotiva – prosegue Gaspari – con tutte le relative conseguenze: si sentono responsabili delle liti, impotenti per non aver difeso la madre, sono spaventati e sono maggiormente esposti a dinamiche di bullismo”. Tutte le donne che si sono rivolte al Centro nei primi mesi dell’anno hanno subito violenza psicologica. Ciò significa che qualsiasi tipo di violenza venga perpetrata nei confronti di una donna questa si ripercuote anche a livello psicologico. In particolare quindici sono le donne che hanno subito violenza fisica, ventisette violenza psicologica, quindici violenza economica, sette violenza sessuale e sette sono state vittima di casi di stalking.