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Tre operai morti in poche ore, si riaccende l’allarme sicurezza sul lavoro

Incidenti distinti in tre regioni diverse. Dolore e rabbia per morti che continuano a ripetersi senza cambiamenti concreti
Pubblicato il 25 Marzo 2025



Non si ferma l’emergenza delle morti sul lavoro in Italia. In meno di 24 ore, tre operai hanno perso la vita in circostanze diverse ma tutte accomunate da un drammatico filo rosso: la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nicola Sicignano, 51 anni, è deceduto in un’azienda di smaltimento rifiuti a Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli. Il suo corpo è rimasto incastrato in un nastro trasportatore: un incidente tanto crudele quanto evitabile. Poche ore dopo, a Maniago, nel pordenonese, ha perso la vita il giovane Daniel Tafa, 22 anni, trafitto alla schiena da una scheggia incandescente mentre lavorava su una macchina per ingranaggi industriali nella fabbrica STM. Infine, lungo l’A1, allo svincolo di Orvieto, il 38enne Umberto Rosito è stato travolto da un autoarticolato mentre stava installando la segnaletica per una manutenzione stradale.

Tre storie diverse, tre famiglie distrutte, un’unica fotografia: quella di un Paese dove la sicurezza continua a essere un accessorio sacrificabile.

«Purtroppo questo dramma nazionale sembra essere una normalità nelle notizie che ci giungono quotidianamente. Le notizie assurgono alla cronaca nazionale solo difronte a morti plurime o numeri eclatanti come quelli odierni. Oggi c’è il commiato di tutti, delle false promesse, delle lacrime di coccodrillo, della richiesta degli inasprimenti delle sanzioni ma poi tutto torna nella quotidianità», denuncia Guido Bianchini, past president Cocopro Inail Ascoli Piceno.

Nel suo intervento, Bianchini denuncia la svalutazione del lavoro manuale, schiacciato da logiche economiche che ignorano la formazione, i controlli e la responsabilità nella catena degli appalti. «Da tempo il lavoro, specie quello manuale, pesante, rischioso, non ha più alcun valore rispetto alla compressione dei costi, alla fretta, alla mancanza di adeguata In-Formazione, all’addestramento, ai controlli, alla vigilanza, alle responsabilità nella catena degli appalti e la precarietà».

Tra le proposte emerse c’è quella di istituire una Procura Nazionale del Lavoro, con il compito di coordinare le indagini sui reati legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma per fermare questa strage silenziosa, serve anche un cambiamento culturale, un impegno costante e concreto da parte di istituzioni, imprese e cittadini.