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Sgominata la banda che svaligiava le colonnine. Aveva colpito anche in Riviera

Nei guai cinque romeni arrestati dai carabinieri di Jesi
Pubblicato il 5 Maggio 2017









Sin dalle prime ore di giovedì mattina i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Jesi, con la collaborazione, nella fase esecutiva, dei Carabinieri delle compagnie di Alessandria e Tortona e Milano, hanno dato esecuzione a 5 misure cautelari nei confronti di altrettanti cittadini romeni, membri di un sodalizio criminoso dedito ai furti di denaro contante su colonnine di self service installate sui distributori di carburanti. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona nasce dall’attenta analisi di un nuovo fenomeno criminale verificatosi in Regione nel corso del 2016.

La tipologia di furti presentava una modalità di commissione del tutto nuova nel panorama criminale ed appariva da subito eseguita da mani esperte, che disponevano di rudimentale ma efficace strumentazione atta a provocare l’infrazione. L’abilità degli autori permetteva di non mandare in allarme il dispositivo elettronico, agendo direttamente sul lettore delle banconote che veniva fatto scivolare indietro, senza creare alcun corto circuito nel dispositivo elettronico.

Quindi introducendo un’asta di metallo sottile, alla cui estremità era posizionato del collante, riuscivano a prelevare l’intero contante normalmente contenuto nella cassaforte. Sovente i gestori si accorgevano degli ammanchi solo all’apertura del lunedì mattina o per via di qualche segnalazione di avaria dell’impianto di qualche cliente.

Gli autori, di norma una coppia, selezionava i distributori situati su strade ad ampia visuale, agendo in concorso operando con estrema calma a cui si intervallavano rapide fughe per nascondersi durante il transito di autovetture. Travisando i loro volti con delle magliette, uno effettuava materialmente l’effrazione prelevando i soldi, mentre l’altro si posizionava in zona prossima alla sede stradale controllando gli arrivi (cosiddetto palo).

Di fatto le molteplici azioni criminali per essenza di elementi restavano a carico di ignoti e la preoccupazione e l’allarme sociale si faceva sempre più viva. Nel mese di ottobre 2016, però, nell’ambito di normali servizi di controllo del territorio, venivano sottoposti ad accertamenti due cittadini romeni segnalati come “sospetti” dal titolare di un esercizio commerciale di Jesi. Entrambi con numerosi pregiudizi, avevano in uso un veicolo visto gravitare in zone in cui erano stati commessi furti ai danni di self service in alcune zone del nord d’Italia. La loro presenza in Jesi, quindi, visto il verificarsi il 20 ed il 30 ottobre di furti della stessa indole ai danni rispettivamente del distributore M3 di via Roma e del distributore Total di Via Don Minzoni, appariva quantomeno sospetta.

Così i militari iniziavano a monitorare i due soggetti e, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Ancona, ad approfondire i loro spostamenti e contatti. Durante le fasi investigative, i militari in modo certosino ricostruivano l’intera mappa dei furti commessi dalla banda, composta da 6 persone tutte di nazionalità romena e con sede operativa in provincia di Alessandria. Hanno colpito anche a San Benedetto, Pedaso, Ancona, Jesi e Loreto.

L’analisi del fenomeno, ha permesso di addebitare loro almeno 40 furti, commessi principalmente in centro-Nord Italia, per un danno patrimoniale di oltre 200.000,00 euro. La Procura della Repubblica di Ancona, condividendo le risultanze investigative del Nucleo Operativo e Radiomobile di Jesi, chiedeva ed otteneva dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale 5 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati. Due di loro, destinatari di misura cautelare in carcere, sono stati rispettivamente localizzati e bloccati ad Alessandria e Milano e rinchiusi nelle locali Case Circondariali; mentre gli altri 3 indagati sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora e di presentazione ai carabinieri. Allo stato verranno sviluppatele indagini al fine di addebitare loro altri furti che, in tempi precede ti all’avvio delle investigazioni, sono purtroppo rimasti ad opera di ignoti.

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