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Pioggia di contanti riciclati sulle Marche, fatture per operazioni inesistenti. Quasi 150 indagati per l’operazione Background

Pubblicato il 27 Luglio 2020

ANCONA – Dalle prime ore della mattinata odierna, oltre 200 Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, del Gruppo di Fermo e della Compagnia di Civitanova Marche hanno dato esecuzione a dodici ordinanze di applicazione della misura di custodia cautelare di cui nove in carcere – emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Ancona, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia – e tre ai domiciliari – emesse dal G.I.P. del Tribunale di Ascoli Piceno su istanza della locale Procura della Repubblica. Tali soggetti sono indagati, unitamente a ben altre 132 persone, per i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio. L’odierno provvedimento scaturisce da una ampia attività di indagine – denominata operazione “BACKGROUND” – partita nel 2017 – sotto il coordinamento della predetta D.D.A. di Ancona e sviluppata dalle Fiamme Gialle che sono riuscite a ricondurre a sistema numerosi elementi acquisiti partendo da una segnalazione di carattere finanziario della Direzione Nazionale Antimafia assieme a preziosi elementi acquisiti nel corso di verifiche e controlli fiscali.
L’operatività finanziaria segnalata era caratterizzata da un ingente flusso di denaro “travasato” da conti correnti bancari e/o postali riferibili a società di capitali su rapporti bancari e/o postali riconducibili a persone fisiche, titolari di ditte individuali, che provvedevano, contestualmente e per importi pari agli accrediti ricevuti, al prelievo in contanti. Le complesse indagini sviluppate, tra l’altro, mediante l’esecuzione di attività tecnica e attraverso l’analisi di migliaia di flussi finanziari, hanno consentito di acquisire concreti elementi circa l’esistenza di una associazione per delinquere radicata, quantomeno dal 2014, in tutta la Regione Marche, che ha gestito, di fatto, 90 aziende, tra società di capitali e imprese individuali, attraverso le quali sono state emesse fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di circa 130 milioni di euro – oggetto di specifici approfondimenti finanziari – a favore di “clienti” operanti in numerose Regioni, tra le quali, Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Abruzzo oltre, naturalmente, le Marche.

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