SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Anche l’ex sindaco Giovanni Gaspari ha voluto ricordare Farnush Davarpanah, architetto e dirigente del comune di San Benedetto venuto a mancare nella mattinata di oggi. Il ritratto che traccia Gaspari si allinea con i racconti che ne hanno fatto altre personalità della vita politica rivierasca, descrivendo un uomo “mite, gentile, educata e dotato di una capacità di mediazione non comune”.
“San Benedetto può solo essere grata di aver avuto una persona come Farnush Davarpanah. Un professionista di alto livello, con una cultura profonda e la capacità di farla risaltare nei suoi tanti progetti – racconta Gaspari -. Non c’è intervento dei suoi in città, sia come libero professionista che come dirigente del comune, che non porti una firma chiara, netta.
“Tutti lo ricordiamo e lo ricorderemo giustamente per il lungomare – continua – ma pochi sanno del lavoro straordinario svolto da lui per la riqualificazione del teatro Concordia. Un lavoro imponente e che ricordo con piacere, nel quale intessé rapporti con tutte le pubbliche amministrazione coinvolte, non ultima la Sovrintendenza alle Belle Arti, e che permise al comune di riaprire la struttura. Un altro grande riconoscimento del suo genio viene dalla richiesta di due Comuni, uno dell’Abruzzo e l’altro della Puglia, che ci interpellarono per chiedere la disponibilità del dirigente responsabile della progettazione del lungomare, così che potesse lavorare anche sui loro territori”.
“Non senza un certo rammarico ricordo anche i molti progetti che non ha mai potuto realizzare. Quelli per cui non ha avuto il tempo e quelli che invece hanno incontrato l’opposizione di altri attori – conclude l’ex primo cittadino -. Tra i primi, la riqualificazione di piazza Garibaldi e piazza della Verdura. Tra i secondi, la ristrutturazione di piazza Matteotti, dove l’opposizione al progetto ne comportò la modifica rispetto a quello che Davarpanah avrebbe voluto. La realizzazione di quest’ultimo è stato forse il più significativo degli esempi della sua capacità di mediazione e della sua duttilità, che lo portò in quella circostanza a ignorare le bassezze di alcuni e andare oltre, senza serbare rancori”.