ANCONA. Il corpo di un venditore ambulante di 53 anni, di origine bengalese, è stato ritrovato il 5 luglio scorso in un rudere abbandonato all’interno del parco urbano del Cardeto, ad Ancona.
L’uomo, identificato come Abu Bakar Siddiqe, era deceduto almeno sei mesi prima, presumibilmente in pieno inverno. Il suo corpo, ormai mummificato, giaceva su un giaciglio di fortuna, segno di una tragica fine lontana dagli affetti e dalla vita che aveva conosciuto.
Siddiqe, che in Bangladesh lasciava una moglie e un figlio, era scomparso da tempo, e le sue tracce sembravano essersi disperse nel nulla. Il caso ha trovato una svolta grazie agli accertamenti condotti dalla squadra Mobile di Ancona, sotto la guida del dirigente Carlo Pinto.
Le indagini, coordinate dal pm Rosario Lioniello, hanno portato all’identificazione del corpo attraverso un dettaglio cruciale: le matricole delle protesi alle anche, impiantate durante un intervento chirurgico effettuato proprio ad Ancona. Un’ulteriore conferma dell’identità è arrivata dalle impronte digitali ricavate da ciò che restava di una mano, nonostante lo stato avanzato di decomposizione del corpo.
La scomparsa di Abu Bakar Siddiqe era stata denunciata il 17 gennaio scorso dal fratello, residente a Mestre, in provincia di Venezia. Dopo numerosi tentativi falliti di contattarlo, e con il cellulare del 53enne che risultava irraggiungibile, la famiglia aveva iniziato a temere il peggio. L’ultima volta che la moglie di Siddiqe aveva parlato con lui risaliva al 17 dicembre dell’anno precedente. Da quel momento in poi, il silenzio. Le ricerche, inizialmente concentrate nel quartiere del Piano, dove l’uomo aveva la sua ultima residenza in via Giordano Bruno, non avevano prodotto alcun risultato, lasciando la famiglia e le autorità senza risposte fino al macabro ritrovamento nel parco.
La Procura di Ancona attende ora il rapporto finale dell’autopsia, che ha già escluso l’ipotesi di una morte violenta. Tuttavia, restano alcuni interrogativi aperti, tra cui la possibile sottrazione dei documenti e del borsello dell’uomo, avvenuta forse successivamente al decesso, in quello che potrebbe essere stato un furto post mortem.