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Manager rapito in Russia, l’angoscia dei genitori di Guidotti: “Da venerdì abbiamo cercato di capire cosa accadesse. Poi domenica la buona notizia”

Emidio Guidotti e Luigia Bellarosa hanno seguito tutta la vicenda dalla loro abitazione di San Benedetto: "Mia nuore e gli altri due figli ci hanno tenuti informati. Poi finalmente abbiamo sentito la sua voce al telefono dopo l'irruzione della polizia"
Pubblicato il 1 Luglio 2024

di Emidio Lattanzi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Hanno vissuto tre giorni di indicibile angoscia Emidio Guidotti e Luigia Bellarosa quando, venerdì,  hanno ricevuto la notizia del rapimento del loro figlio, Stefano. Ad avvisarli è stata la nuora, la moglie di Stefano. Il 56enne era stato rapito in Russia, un evento che inizialmente ha lasciato tutti confusi.

“Mia nuora non riusciva a mettersi in contatto con lui da troppo tempo, ed è andata in allarme perché si sarebbero dovuti sentire, ma a un certo punto è sparito e il telefono era spento”, racconta Luigia. La situazione è stata segnalata subito e in Russia si sono attivati. Nonostante il telefono fosse spento, sono riusciti a localizzarlo a una notevole distanza da Mosca. Inizialmente, le coordinate indicavano che Stefano si trovava addirittura in una prigione.

La moglie di Stefano, nonostante fosse a Milano a causa di problemi burocratici legati al visto, è riuscita a distanza ad attivare la macchina dei soccorsi. Presto ci si è resi conto che Stefano non era stato preso dalla polizia, ma era stato rapito. “Abbiamo tre figli: Stefano e i gemelli Marcello e Luca. Loro, insieme a mia nuora, mi hanno tenuta aggiornata. Sono stati giorni duri fino a domenica mattina, quando mi hanno detto dell’irruzione della polizia all’interno dell’abitazione dove era stata portato Stefano. Era stato rapito, ma era stato salvato e si trovava in buone condizioni di salute”, continua Luigia. Solo poche ore dopo, finalmente, ha potuto sentire la voce rassicurante del figlio.

A San Benedetto, nella casa dei Guidotti, i genitori di Stefano, Emidio e Luigia, sono stati sostenuti dalla sorella di Emidio durante questi momenti di difficoltà. Luigia, conosciuta da tutti come Luisa, spiega che il figlio lavora in Russia da molti anni. “Si è trasferito a Mosca nel 2006 con la Camera di Commercio e poi è entrato in contatto con la Siad. Ora lavora per quell’azienda, è un manager”, racconta.

“Siamo sempre in contatto e negli ultimi due anni, da quando è scoppiata la guerra, non ha fatto altro che rassicurarmi dicendo che a Mosca non c’è nulla di diverso dal solito e di non credere a quello che veniva detto dai telegiornali. Pochi giorni prima del rapimento, mi ha anche inviato un video mostrando situazioni tranquille nelle strade di Mosca”, continua Luisa.

Il video dell’irruzione della polizia, grazie alla quale Stefano è stato liberato, ha colpito profondamente Luisa. “Mi ha detto che è dimagrito di due chili, ma che non lo hanno trattato male. Gli ho chiesto più volte se gli avessero fatto del male e lui mi ha risposto di no, solo che, al momento del rapimento, c’era stata una breve colluttazione durante la quale probabilmente si è incrinato una costola”. Domenica mattina è arrivata la buona notizia: Stefano è stato liberato e riportato sano e salvo a Mosca.