ANCONA. Il titolare di una carrozzeria situata nella zona industriale di Ancona ha richiesto un risarcimento danni di 10.000 euro a un cittadino anconetano, accusato di aver postato commenti estremamente critici e diffamatori su Facebook contro l’officina.
La vicenda risale all’ottobre del 2020, quando l’uomo, un 67enne, aveva portato la sua auto per un tagliando e una manutenzione di routine. Il conto che gli è stato presentato, però, non corrispondeva alla cifra che aveva preventivato di spendere. Nonostante ciò, ha comunque pagato l’importo richiesto, ma ha deciso di esprimere il suo disappunto sui social.
L’uomo ha così pubblicato una recensione particolarmente pesante, sia sulla pagina Facebook dell’officina che su Google. Nei suoi commenti, l’anconetano ha descritto l’officina in termini molto negativi, affermando: «Sono inaffidabili e poco professionali. Pensano che la gente sia stupida. Dovete evitare quell’officina assolutamente».
Questi commenti, ritenuti diffamatori dal titolare della carrozzeria, hanno portato quest’ultimo a rivolgersi a un avvocato e a querelare il cliente per diffamazione.
Di conseguenza, il 67enne è stato rinviato a giudizio e dovrà ora sottoporsi a processo per rispondere alle accuse.
La Diffamazione a Mezzo Social
La diffamazione a mezzo social è una forma di diffamazione che si verifica quando un commento offensivo o denigratorio viene pubblicato su piattaforme digitali, come i social network (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.).
Secondo il Codice Penale italiano, l’articolo 595 definisce la diffamazione come un’offesa alla reputazione di una persona, fatta comunicando con più persone. Quando l’offesa avviene utilizzando mezzi di pubblicità, come la stampa o internet, la pena viene aggravata.
Nel caso specifico della diffamazione sui social media, questa può avere un impatto molto ampio, data la potenziale visibilità che un post può ottenere.
Un commento diffamatorio su Facebook, per esempio, può essere visto, condiviso e commentato da migliaia di persone, amplificando notevolmente il danno alla reputazione del soggetto interessato.
Secondo la giurisprudenza italiana, per configurare la diffamazione a mezzo social, è necessario che il commento sia offensivo, che sia rivolto a una persona determinata (o determinabile) e che sia comunicato a più persone.
Nel caso dell’anconetano, i commenti pubblicati su Facebook e Google hanno soddisfatto questi requisiti, portando il titolare dell’officina a procedere legalmente.
Implicazioni Legali
Il processo sarà determinante per stabilire se i commenti del 67enne possano essere effettivamente qualificati come diffamazione o se rientrano invece nel diritto di critica, garantito dalla libertà di espressione.
In ogni caso, questa vicenda evidenzia l’importanza di usare cautela nel pubblicare recensioni e commenti sui social media, specialmente quando questi possono avere un impatto significativo sulla reputazione di un’attività o di una persona.
Gli utenti di internet devono essere consapevoli delle potenziali conseguenze legali dei loro commenti online e considerare che la libertà di espressione non esime dalla responsabilità penale in caso di dichiarazioni diffamatorie.