ANCONA. Il tribunale di Ancona è stato teatro di una delle indagini più rilevanti degli ultimi anni: il caso dei cosiddetti “vaccini bluff”, collegati all’ottenimento illecito di Green Pass. L’udienza preliminare davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare (GUP) ha visto ben 77 imputati, con accuse che spaziano da peculato, a falsità ideologica, fino alla corruzione.
Tra i coinvolti, 44 imputati hanno chiesto di patteggiare, con pene che oscillerebbero tra 16 mesi e due anni di reclusione, pena sospesa per la maggior parte. Un’eccezione è rappresentata dall’infermiere accusato di aver falsificato le somministrazioni dei vaccini in cambio di denaro: per lui la richiesta di patteggiamento è fissata a tre anni. La definizione di tali accordi è stata rinviata al prossimo 29 aprile. Per gli altri imputati, che non hanno ancora definito le modalità di procedere (rito abbreviato, ordinario o patteggiamento), l’udienza è stata fissata per l’11 febbraio.
Secondo le indagini, il sistema ruotava attorno a un centro vaccinale di Ancona. Qui un infermiere avrebbe simulato la somministrazione di decine di dosi di vaccino anti-Covid, ricevendo in cambio somme di denaro, generalmente intorno ai 300 euro per ogni persona. Gli altri imputati avrebbero avuto ruoli di intermediari o avrebbero beneficiato direttamente del sistema per ottenere Green Pass senza effettivamente vaccinarsi.
L’indagine, esplosa nel gennaio 2022, portò all’arresto dell’infermiere e mise in luce una rete complessa di connivenze. Oltre al peculato (contestato esclusivamente all’infermiere), le accuse comprendono anche il reclutamento di individui che, per motivi personali o professionali, erano contrari al vaccino e disposti a pagare per un certificato falso.
Il caso ha sollevato interrogativi importanti sulla fiducia nei sistemi di controllo sanitario e sull’integrità dei processi di vaccinazione durante un periodo cruciale della pandemia. Mentre la giustizia fa il suo corso, il caso rappresenta un monito sui rischi legati alla corruzione e alla falsificazione di documenti, soprattutto in situazioni di emergenza sanitaria globale.
La vicenda prosegue con il prossimo appuntamento processuale fissato per febbraio, in attesa di ulteriori sviluppi.