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Due anni fa l’omicidio di Pietro Sarchiè. La figlia: “Il tempo per noi si è fermato quel giorno”

Per il delitto sono in carcere Giuseppe e Salvo Farina, condannati all'ergastolo in primo grado
Pubblicato il 17 Giugno 2016

SAN BENEDETTO DEL TRONTO • Due anni fa veniva ucciso Pietro Sarchiè, il commerciante di pesce sambenedettese freddato da una pistola nelle campagne dell’alto maceratese. Per quell’omicidio, avvenuto la mattina del 18 giugno 2014 due persone, Giuseppe e Salvo Farina, padre e figlio, sono in carcere con una condanna all’ergastolo arrivata, qualche mese fa, in primo grado. E proprio nei prossimi giorni, nella prima metà di luglio, saranno depositate le motivazioni della sentenza in base alle quali i legali dei due dovranno decidere se presentare o meno ricorso in appello.

Sarchiè, che da anni frequentava la zona per il consueto giro di consegna del pesce, era un normalissimo commerciante di 61 anni che alla fine di quell’anno sarebbe dovuto andare in pensione. E’ stato ucciso, stando a quanto ricostruito dalla Procura, per una questione di rivalità commerciale. Secondo i suoi assassini Sarchiè avrebbe avuto troppi clienti sul territorio e, anche al fine di lanciare un messaggio chiaro all’intera concorrenza, sarebbe stata decisa la sua condanna a morte. L’omicidio è avvenuto il 18 giugno.

I due assassini gli avrebbero teso un agguato a Seppio, una frazione di Pioraco nell’alto maceratese. Una volta ucciso lo avrebbero quindi caricato nel suo stesso furgone e portato a poca distanza, in un’area di campagna della Valle dei Grilli, a San Severino. Lì il suo corpo è stato parzialmente bruciato e sotterrato. Il cadavere del commerciante è stato ritrovato qualche settimana dopo da due carabinieri che facevano parte delle squadre di ricerca.

Sarchiè è stato strappato all’affetto della moglie Ave Palestini e dei figli Yuri e Jennifer. Per loro, la ferita, non si è mai rimarginata. “Per noi il tempo si è fermato il 18 giugno di due anni fa – spiega la figlia Jennifer -. A casa le cose di mio padre non sono state toccate. Per noi è come se dovesse tornare da un momento all’altro. Non dormo più nella stanza dove dormivo fino a quel giorno per evitare di dover passare di fronte alla camera dei miei genitori e vedere il posto di mio padre vuoto. Si di giorno che di notte è un pensiero fisso. Anche se le giustizia dovesse confermare l’ergastolo per i suoi assassini resta sempre il fatto che quella persona non c’è più”.




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