L’appello della figlia di Ortenzo Bruni riapre di fatto l’annosa questione del principio dell’anonimato sulla donazione degli organi. In Italia c’è una legge, la numero 91 del 1999, che vieta tassativamente a medici e operatori sanitari di rivelare l’identità del donatore e delle persone che hanno ricevuto gli organi o i tessuti. Un obbligo che spesso non è gradito né dai familiari dei donatori né dagli stessi riceventi che vorrebbero invece conoscersi a vicenda ma non possono farlo.
Pochi anni fa era stata anche avviata una raccolta firme (ne furono raccolte quasi cinquantamila) per cambiare quella regola ma le cose, almeno per il momento, non sono cambiate. E sul tema si è espresso anche il Comitato nazionale di Bioetica nel 2018 e poi nell’aprile del 2019 è stata presentata una proposta di legge alla Camera, assegnata alla XII Commissione Affari sociali in sede referente il 27 settembre 2019. [1].
Il direttore del Centro Nazionale Trapianti , Massimo Cardillo, in una intervista al Corriere della Sera aveva aperto alla possibilità di derogare all’anonimato nel caso in cui sia i familiari del donatore che i riceventi manifestassero l’intenzione di conoscersi. Ma affermava che è sempre necessaria, in questo caso, la presenza di un mediatore. “In nessun caso – spiega – i familiari del donatore e il ricevente devono essere lasciati soli in questo percorso, che resta delicato, anche quando entrambe le parti esprimono chiaramente questa volontà; basti pensare ai possibili contraccolpi psicologici e alle gestione delle aspettative connesse al percorso di conoscenza. Va poi considerato che in qualche caso la richiesta di conoscenza diretta dei riceventi può nascondere problematiche legate a una difficile elaborazione del lutto da parte dei familiari del donatore”.
Questo in Italia ma, ad esempio, negli Stati Uniti l’incontro tra le parti è invece possibile, nel caso che entrambe lo richiedano; sono i centri trapianto a fare da mediatori della relazione tra i familiari dei donatori e pazienti, con un percorso che parte dalla trasmissione di una lettera di ringraziamento in forma anonima.