Proseguono i controlli della Guardia Costiera picena sulla filiera della pesca ed, in particolare, sui prodotti ittici che finiscono sul mercato destinato ai consumatori.
Si è da poco conclusa la prima parte di una operazione di polizia marittima lunga e complessa.
Una operazione, quella compiuta dai militari, che “rientra nell’alveo dei controlli quotidiani che la Guardia Costiera assicura a tutela della risorsa ittica e dei consumatori finali”, al fine di contrastare il fenomeno della pesca illegale. Questo impegno si rende necessario perché, solo intervenendo a tutela dell’ambiente marino e del patrimonio ittico, è possibile garantire anche la sicurezza alimentare dei consumatori.
E non è la prima volta che si contrasta il commercio illegale di vongole.
Perché se è vero che ogni imbarcazione può pescare giornalmente un determinato quantitativo di prodotto, è anche vero che – talvolta – il limite viene sforato ed il surplus viene portato a terra, senza etichettatura e certificazione sanitaria, per essere venduto al di fuori dei canali ufficiali.
Ed è proprio quanto scoperto all’alba di ieri – 14 settembre.
È da giorni che i militari seguono movimenti sospetti, in banchina. Operazioni furtive, compiute soprattutto in zone portuali poco esposte e con il favore delle tenebre.
Appostamenti, ricognizioni e controlli specifici. Questo, in sintesi, il risultato di una attività di intelligence finalizzata a fermare tutti coloro i quali vogliono aggirare il sistema della tracciabilità e delle norme sanitarie al fine di ottenere maggiori profitti.
Mettendo, di contro, a serio repentaglio la salute dei consumatori finali.
I militari della Guardia Costiera picena hanno monitorato la situazione e, alla prima occasione utile, hanno fermato una autovettura nel cui bagagliaio erano occultati 250 chilogrammi di vongole, illegalmente pescate e pronte ad essere altrettanto illegalmente commercializzate per, poi, finire sulle tavole di ignari consumatori.
Il prodotto ittico è stato posto sotto sequestro amministrativo e, dopo una accurata visita ispettiva da parte di personale veterinario della ASL, è stato rigettato in mare poiché ancora vivo. Al trasgressore, invece, è stata comminata una sanzione di 2.000 euro.