ASCOLI PICENO – Per paura, incoscienza o per una sana cultura diffusa tra i giovani sta di fatto che sono rari i casi denunciati di bullismo. Tanto che sembra essere un fenomeno non particolarmente presente nel Piceno. Perlomeno sono pochi i casi segnalati alla Polizia di Ascoli come afferma il capo della Squadra mobile la dottoressa Patrizia Peroni. “Nell’ascolano abbiamo registrato ad oggi poche segnalazioni di episodi di bullismo – afferma Peroni – i motivi potrebbero essere due: o c’è una grande e sana educazione diffusa tra i giovani del territorio, merito di genitori ed insegnati, e questo non può che farci piacere, oppure non si è ancora preso coscienza di questo fenomeno che invece è presente in tutto il Paese. Ogni giorno veniamo a conoscenza di episodi dove ragazzi sono vittime di atti di bullismo da parte dei loro coetanei”.
Ma il bullismo non si manifesta esclusivamente attraverso atti di violenza, persecutori o sottrazione di soldi o oggetti come smartphone, a volte si concretizza isolando la vittima. “Il consiglio che mi sento di dare ai genitori – continua la dirigente Peroni – è quello di stare attenti ai cambiamenti che riscontrano nel comportamento abituale dei propri figli. Ad esempio se puntualmente non hanno i soldi per la merenda o più in generale se non hanno più le stesse abitudini. Se spesso trascorrono il tempo soli, senza uscire di casa. Perché il bullismo si articola in diverse modalità”. Cosa fare se si è vittima di bullismo? “Sicuramente è quello di contattarci. Per quanto ci riguarda è molto utile lo strumento che noi utilizziamo per gli stalker, ovvero applichiamo l’articolo 612 bis del Codice penale, perché il bullismo è anche una forma di atti persecutori. Quando si tratta di condotte reiterate da parte di qualcuno che causa nella sua vittima un grave stato di ansia o di paura per la propria incolumità – conclude -. Se non hanno il coraggio o non se la sentono di contattare noi della Polizia, innanzitutto possono parlarne a casa con i genitori, con gli insegnati o rivolgersi agli Sportelli di ascolto presenti sul territorio”.
Sicuramente uno strumento utile e vicino a tutti quei ragazzi vittime o spettatori di atti di bullismo è rappresentata dalla nuova applicazione “You Pol” realizzata dalla Polizia proprio per denunciare atti di questo tipo. Gratuita, può essere facilmente scaricata su tutti gli smartphone e tablet accedendo alle piattaforme di Apple Store per i sistemi operativi IOS e Play Store per i sistemi operativi Android. Anche i ragazzi residenti nel Piceno possono inviare segnalazioni scritte e allegare foto e video direttamente alla sala operativa della Questura del capoluogo che poi segnalerà il caso alla Questura più vicina. È infatti attiva la localizzazione esatta e immediata del dispositivo segnalante e del luogo interessato dall’evento, anche se distanti tra loro. È possibile registrarsi oppure fare la segnalazione in forma anonima. E’ importante, dunque, agire tempestivamente su un tema sociale che ha già colpito molti giovani e mirare a specifici interventi volti a tutelare la dignità e l’integrità fisica e psicologica del minore. In particolare la nuova applicazione si rivolge alle vittime di bullismo tradizionale e di cyberbullismo, permettendo ai giovani di non sentirsi soli e denunciare subito abusi e violenze.
Il mondo della Polizia incontra quello dei minori. Non solo quando questi sono autori, testimoni o vittime di reati ma anche per offrire loro dei validi strumenti che gli permettano di prevenire e tutelarsi in caso di episodi di violenza non solo fisica, ma anche psicologia. Dare ai più giovani una serie di nozioni affinché abbiamo la capacità di far fronte a situazioni difficili dove magari sono vittime. Come ad esempio quando si parla di episodi di violenza, come possono essere quelli relativi alle molestie sessuali. “I casi di molestie sessuali sono sempre più frequenti in Italia – spiega la Dirigente Peroni -. Proprio per questo cerchiamo di incontra i giovani, anche nelle scuole, per dare loro dei validi strumenti che gli permettano di capire quando si trovano di fronte a casi di questo genere. Far comprendere dove finisce il corteggiamento e dove invece inizia la molestia”.
Messaggi e incontri rivolti dunque non solo ad un pubblico femminile ma soprattutto ai ragazzi. Far capire che quando un rapporto di coppia si fonda su limitazioni, rinunce e pedinamenti non è sano. Non è amore. “Quando una donna dice che è no i ragazzi devono capire che non c’è altra strada – commenta Peroni -. Non deve essere recepito da parte del ragazzo come un forse, ma semplicemente che non c’è speranza. Devo ammettere con molto piacere che durante questi incontri ho riscontrato nei giovani un’apertura mentale. Sono più ricettivi verso determinati tipi di problematiche. E questo perché alla base c’è una grande lavoro da parte dei genitori e degli insegnanti”.