di Davide Balestra
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
“Ma quali baby gang…”. Sono sbigottiti dalle parti di piazza Cristo Re, a Porto d’Ascoli, per il contenuto di una lettera scritta dal presidente del comitato di Quartiere al sindaco nelle quali si parla addirittura di “baby gang”. Affermazioni che farebbero sorridere i residenti e i commercianti della zona se non fosse per il fatto che utilizzando certe definizioni si rischia di provocare se non un allarme una forte preoccupazione sociale che, di questi tempi, non fa bene a nessuno.
Siamo andati proprio in piazza Cristo Re, nel tardo pomeriggio, in un orario in cui in quell’area di giovani e giovanissimi se ne trovano parecchi. Abbiamo ascoltato le loro voci, voci di chi non ci sta a passare per “delinquente” né vuole essere usato come capro espiatorio per poter attaccare il Comune o fare richieste all’amministrazione comunale.
Il quartiere di Porto d’Ascoli, nello specifico la piazza di Cristo Re, è stata al centro dell’attenzione, in questi ultimi giorni. Diversi ragazzi della zona hanno voluto commentare l’accaduto e le varie accuse che sono state mosse nei loro confronti. Oltre a loro, è intervenuto anche Antonio Core, figura di spicco nell’associazione ‘Occhio Amico Pd’A’
“Ma quali baby gang – dichiara Lorenzo, uno dei ragazzi che abbiamo incontrato – Le Baby Gang aggrediscono e rubano e queste cose, qui, non esistono e non sono mai esistite”. In effetti, anche effettuando un controllo con le forze dell’ordine, non risultano reati che possano minimamente giustificare l’utilizzo del termine “baby gang”. “Possono verificarsi schiamazzi – aggiunge Valerio, un altro dei ragazzi – qualcuno si può lamentare perché i ragazzi vengono qui a mangiare e poi lasciano le buste del McDonald’s per terra ma possiamo parlare di inciviltà e maleducazione. Non di baby gang. E’ una parole brutta, allarmistica e infamante”.
Alcuni dei ragazzi, tra l’altro, hanno collaborato con le forze dell’ordine segnalando due presenze sospette. Due uomini che si sono poi rivelati essere “specializzati” nei furti all’interno delle abitazioni. “Qui i carabinieri o la polizia passano spesso – affermano – e con loro parliamo. Se qualcuno fa qualcosa sopra le righe viene controllato e richiamato all’ordine. Ma parliamo di ragazzate. Cose stupide, ma ragazzate che hanno fatto tutti, anche chi oggi ha 70 anni. Se qualcuno, stupidamente, fa la pipì contro una pianta è un cretino, non un delinquente o un membro di una baby gang. Questa zona e tutta Porto d’Ascoli sono zone degne di rispetto e fa specie che qualcuno possa infangare l’immagine del proprio stesso quartiere per cercare visibilità o richiamare l’attenzione del Comune“.
Tra l’altro proprio da quella zona è partita l’iniziativa del controllo di vicinato. E abbiamo ascoltato, per questo motivo, uno dei fondatori del gruppo, Antonio Core che è anche il presidente della realtà: “Noi abbiamo iniziato questo cammino sette anni fa. L’associazione si è formata nel dicembre del 2015. Abbiamo sempre cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica: con la giunta Gaspari, con la giunta Piunti e adesso con Spazzafumo. Bisogna evitare di creare allarmismo. A San Benedetto ci sono delle situazioni, dei quartieri, in cui ci sono situazioni paragonabili a baby gang. E’ vero. Però non possiamo dipingere tutta San Benedetto come fosse una sorta di Bronx. Negli ultimi giorni sono state diramate notizie che a noi non risultano, in nessun modo. Non ci sono state denunce o situazioni simili. Come non risultano a noi, non risultano ai carabinieri e al commissariato. Perché i ragazzi di Porto d’Ascoli, i nostri figli, devono essere dipinti per quello che non sono? Ci sono degli episodi è vero, ma non ci sono baby gang”.