SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Centinaia di persone riunitesi al campo Nelson Mandela di Porto d’Ascoli hanno voluto salutare per l’ultima volta al grande rugbista sambenedettese Pier Luigi Camiscioni, morto giovedì all’età di 67 anni.
A celebrare le esequie è stato Don Giorgio Carini, sacerdote ex rugbista e amico di Camiscioni. “Non è stata una cosa voluta celebrare le esequie in questo campo, è stato necessario per le norme del covid. Ma in qualche modo è un regalo che il Padreterno ha fatto a Piero, che ha combattuto l’ultima partita della vita e l’ha combattuta come un rugbista, a modo suo, a testa alta, fino alla fine. Doveva morire già tre anni fa, dicevano che non avrebbe passato la notte, è durato tre anni. Era la sua fibra forte, ma questo non ci consola. Tutto questo ci ricorda che la partita che è la nostra vita inevitabilmente finisce con una sconfitta. Se c’è qualcosa che adesso brucia nel nostro cuore è di aver perso Piero e la sua presenza sempre ricca di umanità. Ma è lui che ci insegna che nella vita non possiamo pretendere di vincere sempre. La stoffa di un uomo si vede da come perde – ha proseguito Don Giorgio – si è visto come lui ha affrontato la fatica, il dolore, la sofferenza in questi ultimi tempi. L’ultimo sguardo che ci ha dato è stato domenica quando lo abbiamo accompagnato all’ospedale, ormai le forze erano spente. Prima di perdere i sensi ha visto me, il prete. Sapeva di essere all’ultimo, ma senza paura. Il rugbista è avvezzo ad affrontare il dolore, senza paura. Era sempre disponibile per tutti, Piero aveva anche i suoi difetti ma li trasformava in pregi. E’ stato un grande imprenditore, geniale, ma siccome non era attaccato ai soldi, con gli amici si ‘sbracava’ e in molti se ne sono approfittati. Sapeva rendere le cose più semplici belle, vere. Quando incontrava un amico dava l’anima e così ha seminato amici in tutto il mondo. Nel rugby non ci sono nemici, ma avversari. Anzi l’avversario diventa un amico. In questo modo ha guardato sempre tutto e tutti, con questa profondità. Nel rugby non conta vincere, conta la passione che metti in campo, conta come giochi. Noi rugbisti abbiamo vissuto partite dove siamo stati massacrati, ma alla fine ci portarono in trionfo per come avevamo giocato. Bisogna vivere così, sennò si diventa dei pupazzi. Piero ci ha insegnato che puoi perdere nella vita, ma sei un uomo e questo ti dà l’abbraccio degli avversari che diventano amici. E quanti ce ne ha fatti conoscere Piero… In questo paese dei Balocchi dove è importante essere allegri, il rugby ci insegna che il dolore fa parte della vita”.
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Tra i primi ad arrivare i rappresentanti della Federazione Italia di Rugby. La bara è stata scortata da decine di moto ed è entrata al campo sfilando tra due linee di atleti della Fifa Security Unione Rugby Samb. Ad omaggiare Camiscioni gli amici di sempre, tra cui Remo Croci, Pasquale Bergamaschi, Vincenzo ‘Tato’ Troiani, il sindaco Pasqualino Piunti, l’ex primo cittadino Giovanni Gaspari e numerosi rappresentanti del mondo politico locale. Presente tra il pubblico anche l’ex vicepresidente dell’Inter Emanuele Nardi, storico amico di Camiscioni, con la moglie.
L’abbraccio a Camiscioni è arrivato pure a distanza, con il messaggio da parte dei vertici degli All Blacks che ne hanno lodato il talento: “Era una persona di grande generosità in grado di apprendere i principi del rugby prima degli altri”.