Sono quasi 25mila i cittadini che tutti i giorni viaggiano sui 386km di linea ferroviaria che percorre le Marche, per un totale di 153 corse giornaliere.
Questa mattina è stato presentato a Palermo Pendolaria, il rapporto annuale di Legambiente che dal 2008 analizza ogni anno il trasporto ferroviario in Italia. La situazione della mobilità su rotaia nelle Marche presenta ancora poche luci e molte ombre: le risorse regionali in servizi e materiale rotabile nel periodo 2009-2018 sono state pari a quasi 50 milioni di euro (19 in servizi e 29,91 in materiale rotabile), di gran lunga inferiori rispetto a quelle di altre regioni del centro Italia. Inoltre, in proporzione al numero di abitanti delle singole Regioni italiane, con solo 3,19 euro per abitante all’anno per servizi e materiale rotabile, la nostra regione non risulta certamente tra le più virtuose. Nelle Marche, tra l’altro, si contano 51 treni la cui età media è di 12,3 anni. Nonostante rispetto al 2015 l’età media sia scesa (-6,8), il 25,5% del materiale rotabile supera i 15 anni, età in cui i treni cominciano ad avere problemi sempre più rilevanti di gestione e manutenzione.
Di contro, l’aumento dei passeggeri dal 2011, che sono passati da 16.400 a 24.950 (+52,1%), dimostra la voglia di treno presente nella nostra regione (dati aggiornati 2018). L’incremento della domanda di trasporto sulle principali linee ferroviarie urbane ha una spiegazione legata al cambiamento avvenuto nelle principali aree metropolitane italiane negli ultimi vent’anni. Un esempio di questi cambiamenti è la cosiddetta Città Adriatica, che va da Pescara a Rimini, con le Marche al centro di questo sistema, dove sarebbe di fondamentale importanza puntare a una “metropolitana della Città Adriatica”. Ossia a un servizio di trasporto ferroviario con caratteristiche europee, che colleghi i 237 km, ed i 20 centri principali, con treni moderni a orari cadenzati, abbonamenti integrati e coincidenze con autobus locali, treni e pullman verso collegamenti interni e nazionali, ma anche il sistema di porti (commerciali e turistici) e aeroporti (Rimini, Ancona, Pescara).
«L’elevato numero di cittadini che usufruiscono del servizio di mobilità su ferro dimostra quanto sia fondamentale dirottare le risorse regionali nei treni – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Puntare con ancora più decisione sul potenziamento del trasporto pubblico locale, significa prima di tutto cambiare le nostre città, liberandole dal traffico, e investire sulla qualità della vita dei cittadini. Da poco il monopattino elettrico è stato equiparato alla bici e le Marche si apprestano ad avere un’importante rete di ciclovie. È fondamentale, dunque, che il trasporto pubblico, per essere al passo con l’innovazione che questo settore sta vivendo, si adegui a queste nuove sfide. Solo investendo di più nel servizio ferroviario e lavorando per l’integrazione con i mezzi pubblici urbani sarà possibile fornire un’alternativa di trasporto sostenibile che permetta di lasciare l’auto a casa, riducendo l’inquinamento di cui soffrono le nostre città, e progettare centri urbani più green e competitivi.».
Investire e potenziare il servizio ha portato ottimi risultati, come dimostra l’investimento fatto da Regione Marche e Provincia di Ascoli Piceno con fondi Fas sulla linea Ascoli-Porto d’Ascoli. Nel 2013 sono stati ultimati i lavori per l’elettrificazione e il vecchio treno a gasolio ha lasciato il posto ai treni elettrici garantendo un servizio più moderno, meno inquinante e più fruibile. Allo stato attuale, infatti, il collegamento tra la linea interna e quella adriatica risulta immediato, con una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza e, quindi, un miglioramento complessivo del servizio. I risultati in termini di viaggiatori sono chiari: la modernizzazione della linea ha prodotto un aumento di viaggiatori del 30%, circa 3 milioni di unità complessive l’anno (dati 2017).
Permangono, invece, alcuni problemi infrastrutturali legati al mancato raddoppio del collegamento ferroviario Orte-Falconara ed al conseguente aggancio con la linea Adriatica. Tra le opere prioritarie per i pendolari inserite in Pendolaria, infatti, troviamo il raddoppio della tratta P.M. 228 Albacina-Castelplanio, che costituisce parte integrante della linea Orte-Falconara, quasi interamente ad un solo binario. Il costo dell’intervento sarebbe di 593,1 milioni di euro (di cui 20 milioni per nuovo materiale rotabile), di cui, ad oggi, risultano disponibili appena 2 milioni. L’intera direttrice deve essere considerata un’opera strategica non solo per Marche ed Umbria ma per tutto il traffico merci e passeggeri del centro Italia e del Nord-Est, una vera e propria alternativa alla dorsale Roma-Milano e andrebbe ad interessare un’utenza di 50mila passeggeri. In questo contesto va anche considerato che parte dei 30mila passeggeri al giorno che viaggiano su treni regionali transitano in Regioni limitrofe e, in particolare per le aree interne, presentano numeri importanti di flussi da e verso l’Umbria.