FERMO. Massimo Rossi assolto dall’accusa di diffamazione. “La Corte di Cassazione ha annullato definitivamente le condanne ed ha finalmente restituito giustizia al lungo strascico giudiziario successivo all’omicidio razzista di Emmanuel Chidi Mambdi“. Lo afferma l’ex sindaco di Grottammare ed ex presidente della Provincia di Ascoli Massimo Rossi.
La vicenda è relativa ad un post pubblicato sui social da Rossi, nel aveva messo in discussione l’attendibilità di una testimone al processo per quell’omicidio. In primo grado e in appello Rossi era stato condannato per diffamazione a mezzo stampa. Negli ultimi oggi è però arrivato il pronunciamento della Corte di Cassazione che ha cancellato le due precedenti condanne.
“I giudici – spiega lo stesso Rossi – hanno riconosciuto che come esponente politico istituzionale avessi il diritto di commentare una versione dell’omicidio razzista del giovane nigeriano Emmanuel Chidi Nambdi avvenuto a Fermo il 5 luglio del 2016 che non potevo considerare accettabile. Una versione resa pubblica da una testimone secondo la quale l’omicida aveva agito per difendersi e contro la quale avevo ritenuto di dover prendere le distanze proprio per impedire che fosse strumentalizzata per scopi ideologici, come in effetti stava purtroppo accadendo”.
Dunque, la quinta sezione della Suprema Corte di Cassazione ha sancito che Rossi non è un diffamatore ma che ha solo “legittimamente espresso il mio diritto di critica politica nell’ambito della personale libertà di espressione del pensiero e ha annullato la precedente sentenza di condanna per diffamazione ed il risarcimento dei danni alla Parte civile, pronunciata nel primo grado di giudizio e confermata nei miei confronti dalla Corte di Appello di Ancona nel Febbraio del 2023”.
La vicenda giudiziaria
La fine di una vicenda giudiziaria per l’ex primo cittadino grottammarese. “Finalmente dopo anni di giudizio è stato riconosciuto ciò che ho sempre affermato – spiega Rossi – ovvero che nella mia presa di posizione pubblica non vi fosse alcun intento diffamatorio nei confronti della testimone querelante, ed oggi, oltre al mio tanto auspicato riscatto morale, dovranno finalmente cessare le strumentalizzazioni che da sette anni sono state fatte di questa tristissima storia, prima ai danni del povero ragazzo ucciso e poi del sottoscritto, che reiteratamente negli scorsi anni è stato sbattuto con tanto di fotografia sulle pagine da alcuni quotidiani, in articoli sensazionalistici di condanna conditi da malcelato compiacimento”.
“Posso dire quindi – continua Rossi – che ieri è finalmente terminata la manipolazione politica. Manipolazione che alcuni hanno strumentalmente operato di quella tragedia unitamente ad una altrettanto campagna mediatica denigratoria contro di me. In particolare da una testata giornalistica promotrice di una vera e propria disonorevole gogna nei miei confronti. Oggi sento il dovere di affermare che questa sofferta ma vittoriosa “resistenza democratica” è stata combattuta non tanto per me ma soprattutto in difesa del diritto di opinione e della libertà di espressione”.
Rossi ringrazia principalmente l’avvocata Cristina Perozzi che lo ha assistito in questo lungo percorso. “Credendo nella mia difesa sin dai primi momenti di questo travagliato percorso giudiziario – afferma – mi è stata accanto. Lo ha fatto con determinazione irremovibile e competenza speciale. Ma soprattutto con vera passione per la giustizia ed illimitata fedeltà ai principi fondamentali della nostra Costituzione. I miei sinceri ringraziamenti vanno a lei ed a tutti coloro che in questi anni mi sono stati vicino”.