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Striscione antifascista, il sindacato di polizia: «La Polizia di Stato applica la legge senza discriminazioni»

Il segretario provinciale Massimiliano d’Eramo: «Gli agenti hanno operato nel pieno rispetto della Costituzione e delle norme vigenti»
Pubblicato il 27 Aprile 2025




ASCOLI PICENO. Arriva la posizione ufficiale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) sul caso che ha coinvolto Lorenza Roiati ad Ascoli Piceno il 25 aprile. Il segretario provinciale Massimiliano d’Eramo ha deciso di parlare, scegliendo toni distesi ma fermi.

«In merito ai recenti episodi oggetto di attenzione mediatica riguardanti i controlli effettuati dalle forze dell’ordine presso un esercizio commerciale, ritengo opportuno intervenire solo ora, dopo aver atteso che il clamore delle primissime ore si attenuasse, per poter esprimere serenamente alcune considerazioni, lontano da polemiche o strumentalizzazioni politiche che non ci appartengono», esordisce D’Eramo.

Il segretario precisa immediatamente i limiti del suo intervento: «Premetto che sono in grado di riferire unicamente sull’operato dei colleghi della Polizia di Stato, non potendo invece esprimere valutazioni sull’attività della Polizia Locale, intervenuta a distanza di ore, in quanto non a conoscenza delle operazioni da essa svolte quella mattina».

D’Eramo chiarisce il contesto dell’azione degli agenti: «In primo luogo, è doveroso fornire alcune precisazioni. La titolare dell’attività aveva esposto uno striscione con un messaggio di natura antifascista, manifestazione pienamente legittima e conforme all’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana».

Poi aggiunge: «È fondamentale ribadire che il compito delle forze dell’ordine è quello di garantire l’imparziale applicazione della legge, senza discriminazioni e del tutto indipendentemente dal contenuto delle manifestazioni di pensiero».

A sostegno della correttezza dell’intervento, D’Eramo ricorda un aspetto normativo spesso dimenticato: «È doveroso altresì rammentare che vigono tuttora disposizioni inderogabili, in particolare quelle sancite dalla Legge 8 febbraio 1948, n. 47 (“Disposizioni sulla stampa”), cui siamo tenuti a conformarci. L’articolo 2 di questa legge prevede che per “ogni stampato destinato alla pubblica diffusione” vi sia l’obbligo di indicare il luogo e l’anno di pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e, se presente, dell’editore».

Prosegue: «Si tratta di una legge approvata dal Parlamento Repubblicano nel 1948, di cui il 25 aprile è il testimone più stretto delle riacquistate libertà democratiche».

D’Eramo ribadisce l’azione limitata degli agenti: «I colleghi si sono limitati alla verifica del rispetto degli obblighi formali, finalizzati a garantire la tracciabilità di tutte le comunicazioni pubbliche che possono influire sulla tutela dell’ordine pubblico, in piena aderenza ai principi fondamentali dello Stato democratico di diritto».

Sulla questione dell’identificazione, precisa: «Per quanto riguarda l’identificazione delle persone, questa è una misura ordinaria del servizio di Polizia, i cui contenuti al termine del servizio vengono riportati in una apposita Relazione, proprio per consentire il controllo dell’operato degli Agenti stessi».

E sottolinea ancora: «Nella circostanza non veniva effettuata alcuna identificazione formale, poiché, quando gli Agenti sono stati ripresi dalla signora in questione, alla semplice richiesta su chi fosse, ella si qualificava come titolare dell’esercizio commerciale nonché autrice dello striscione affisso, senza che venisse svolta alcun’altra operazione identificativa».

Il segretario conclude con un richiamo ai principi fondanti dell’attività di polizia: «Ricordo, inoltre, che gli operatori di Polizia hanno prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione e sono al servizio esclusivo della Nazione, non delle maggioranze politiche di Governo, essendo loro richiesto esclusivamente di applicare la legge».

Infine, chiude il suo intervento richiamando all’imparzialità: «La Polizia di Stato per queste ragioni non può essere oggetto di strumentali conflitti ideologici o politici e nessuno può porsi al di sopra della legge al cui rispetto è preposto un ordine indipendente che è la Magistratura, da cui la Polizia Giudiziaria dipende».