ASCOLI PICENO. Con la sentenza n. 41/2025, il Consiglio di Stato ha confermato quanto già stabilito dal TAR Marche (sentenza n. 501/2024), condannando l’AST di Ascoli Piceno a ottemperare alle richieste avanzate da circa 80 dipendenti tutelati dal sindacato Nursind.
La controversia verteva sulla richiesta, da parte dei lavoratori, di accedere alla propria scheda individuale al fine di verificare la correttezza del punteggio assegnato per la Progressione economica orizzontale, un beneficio riservato a un numero limitato di dipendenti.
Richieste di trasparenza ignorate Maurizio Pelosi, segretario del Nursind di Ascoli, ha dichiarato: «La richiesta, effettuata in base alla Legge 241/1990 e ai principi di trasparenza della pubblica amministrazione, mirava a garantire la chiarezza sull’attribuzione dei punteggi. L’AST ha fornito risposte generiche, inutili ai fini della comprensione del criterio utilizzato». Pelosi ha aggiunto che, nonostante la sentenza favorevole del TAR, che riconosceva la validità delle istanze dei dipendenti, «l’AST ha scelto di ricorrere al Consiglio di Stato».
La condanna del Consiglio di Stato Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso dell’AST, confermando la decisione del TAR. Pelosi ha commentato: «Questa pervicacia nell’errore è stata clamorosamente stigmatizzata. La sentenza rappresenta uno spartiacque tra le modalità operative adottate fino ad oggi e quelle che si dovranno adottare in futuro. La trasparenza della pubblica amministrazione deve essere reale e non solo sbandierata come valore».
Domande ancora aperte Secondo Pelosi, la sentenza lascia aperti interrogativi importanti:
- «Se la modalità di attribuzione dei punteggi è stata sciatta e approssimativa, come sono stati effettivamente assegnati? Quali criteri sono stati utilizzati?»
- «Chi ha autorizzato l’adozione di una metodologia tanto opaca?»
- «Perché solo il Nursind ha richiesto trasparenza su un argomento di tale rilevanza che riguarda tutti i 1.800 dipendenti dell’AST di Ascoli?»
Implicazioni economiche Pelosi ha sottolineato come il ricorso al Consiglio di Stato abbia comportato un costo significativo. «Il solo ricorso è costato circa 10.000 euro, a cui si sommano ulteriori 2.000 euro di condanna a carico dei contribuenti, oltre alle altre spese legali già sostenute. Non sarebbe stato più opportuno ottemperare a quanto sentenziato dal TAR già in prima istanza, evitando questo spreco di risorse pubbliche?»