La scadenza del 31 marzo per la stipula delle polizze assicurative obbligatorie contro le calamità naturali si avvicina, ma l’incertezza tra le imprese resta alta. A sollevare dubbi e preoccupazioni è la CNA di Ascoli Piceno, che torna a chiedere con forza una proroga di almeno sei mesi per consentire alle aziende italiane di orientarsi in un sistema giudicato ancora incompleto e poco trasparente.
Secondo l’associazione, l’attuale assetto normativo presenta lacune non secondarie: dall’assenza del portale Ivass, fondamentale per confrontare le offerte assicurative, alla disomogeneità delle tariffe, influenzate da mappe di rischio elaborate in autonomia dalle compagnie tramite intelligenza artificiale. Una situazione che, sottolinea la CNA, crea una giungla tariffaria che rischia di penalizzare le imprese, già provate da anni difficili.
Per le piccole aziende, il quadro economico è pesante. La polizza per un capannone di 500 metri quadrati e 15 dipendenti può costare tra 1.500 e 12.000 euro, a seconda della zona di rischio. Anche per le realtà minori, il costo medio si aggira oltre i 500 euro, rendendo l’obbligo particolarmente oneroso.
Arianna Trillini, presidente della CNA di Ascoli Piceno, ha espresso preoccupazione per le imprese del territorio: «In un territorio come il Piceno, dove le ferite del sisma sono ancora ben evidenti e il rischio di calamità naturale resta da non sottovalutare, imporre alle aziende di stipulare polizze con tempistiche fin troppo stringenti e numerose zone d’ombra equivale a scaricare l’ennesimo onere burocratico ed economico sulle spalle di imprenditori che, inevitabilmente, brancolano nel buio».
«Le premesse non sono incoraggianti, ma ci auguriamo che il Governo accolga le più che ragionevoli richieste di proroga che la nostra associazione invoca da mesi, scongiurando il rischio che a pagare il prezzo più alto di questo clima di incertezza siano ancora una volta le nostre imprese, che in caso di mancata sottoscrizione si vedrebbero private di ogni aiuto di Stato, senza la possibilità di partecipare a bandi pubblici», ha aggiunto.
La richiesta della CNA è chiara: servono tempi più lunghi e strumenti adeguati per consentire alle imprese di rispettare l’obbligo senza trovarsi penalizzate da un sistema ancora in fase di assestamento.