L’acqua che scorre dai rubinetti delle case marchigiane non sempre arriva intatta alla destinazione finale. Ad Ascoli Piceno, il 24,5% dell’acqua immessa nella rete si disperde, una percentuale inferiore alla media regionale del 26,8%, ma che rappresenta comunque una perdita significativa di una risorsa fondamentale.
Nella provincia di Pesaro il dato è ancora più preoccupante, con quasi il 37% dell’acqua che si perde prima di raggiungere le abitazioni. Macerata, invece, si distingue per una gestione più efficiente, con una dispersione contenuta al 13,9%.
Parallelamente, le famiglie marchigiane devono fare i conti con un aumento della bolletta idrica, che nel 2024 ha raggiunto una media di 613 euro, segnando un incremento del 7,1% rispetto al 2023. Ad Ascoli Piceno, la spesa per un consumo annuo di 182 metri cubi è di 583 euro, una cifra in linea con quella di Fermo e leggermente inferiore rispetto ad altre province della regione. A Pesaro e Urbino il costo è decisamente più alto, con 712 euro all’anno, mentre ad Ancona si scende a 543 euro.
Una famiglia che riuscisse a ridurre il consumo annuo a 150 metri cubi potrebbe abbattere la spesa a 474 euro, con un risparmio del 23%. Tuttavia, il peso delle tariffe continua a farsi sentire, con variazioni anche significative tra un territorio e l’altro. Il divario tra le diverse province evidenzia come la gestione della risorsa idrica non sia omogenea all’interno della regione.
A livello nazionale, il problema delle tariffe idriche e della dispersione d’acqua resta centrale. In Italia si arriva a perdere in media il 42,4% dell’acqua immessa in rete, con picchi drammatici in alcune aree del Sud, dove più della metà dell’acqua va sprecata prima ancora di essere utilizzata. Nel confronto con altre regioni, la situazione marchigiana appare meno critica, ma i dati dimostrano la necessità di investimenti per migliorare l’efficienza della rete e contenere i costi per le famiglie.