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Narcotrafficante viene “avvisato” che sarà arrestato. Così lascia la Riviera e se ne torna in Tunisia

Si tratterebbe dell'effetto della legge Nordio in base alla quale la Procura ha dovuto inviargli il preavviso del suo interrogatorio
Pubblicato il 18 Dicembre 2024

ASCOLI PICENO. Un uomo di 37 anni, di origine tunisina, considerato dalla Procura di Ascoli Piceno il gestore di un importante traffico di eroina, è riuscito a fuggire dall’Italia dopo essere stato informato di una prossima misura cautelare nei suoi confronti.



La vicenda trae origine dall’applicazione della recente riforma della giustizia, nota come “legge Nordio”, che prevede l’obbligo per il giudice di avvisare l’indagato di una richiesta di misura cautelare, concedendogli un termine di almeno cinque giorni per presentare elementi a propria difesa.

Nel caso specifico, il giudice per le indagini preliminari aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 37enne, ritenuto responsabile del trasporto di ingenti quantitativi di eroina nella provincia di Ascoli Piceno, in particolare nella Riviera delle Palme, provenienti dall’Asia e dalla Campania tramite auto a noleggio. Le indagini sono state portate avanti dalla Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di San Benedetto del Tronto.

In conformità con la nuova normativa, l’uomo è stato notificato il 25 novembre scorso per un interrogatorio fissato per l’11 dicembre. Tuttavia, pochi giorni dopo aver ricevuto l’avviso, l’indagato ha lasciato l’Italia, rendendosi irreperibile. Si sospetta che sia fuggito in Tunisia.

Questo episodio evidenzia una criticità nella recente riforma della giustizia: l’obbligo di avvisare gli indagati prima dell’applicazione di misure cautelari potrebbe offrire loro l’opportunità di sottrarsi alla giustizia, come avvenuto in questo caso.

La Procura di Ascoli Piceno aveva disposto complessivamente sei misure cautelari per detenzione e cessione di stupefacenti: tre persone in carcere, una ai domiciliari e due con obbligo di firma. Tra queste, anche una donna di origini tunisine, per la quale era stato richiesto l’obbligo di firma.