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Falsi contratti di lavoro per ottenere permessi e sussidi: 44 indagati. Anche nel Piceno

L'inchiesta ha coinvolto diverse società inattive, utilizzate per ottenere in modo illecito indennità e permessi di soggiorno. Il PM Giovagnoni ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone
Pubblicato il 13 Marzo 2025



Un sofisticato sistema di assunzioni fittizie messo in piedi tra il Teramano e la provincia di Ascoli è stato smascherato dalla Guardia di Finanza di Giulianova, che ha portato alla luce una frode andata avanti tra il 2018 e il 2023.

Grazie a una rete di società di facciata, formalmente attive nei settori delle pulizie, consulenza amministrativa e vendita al dettaglio, venivano stipulati falsi contratti di lavoro per consentire ai beneficiari di accedere a indennità di disoccupazione, maternità e persino ai permessi di soggiorno.

Tra i destinatari di questi contratti figurava anche un detenuto albanese, già condannato per spaccio di droga, che aveva ottenuto i domiciliari con la possibilità di lavorare in una delle società implicate. Tuttavia, grazie ai controlli della Finanza, è emerso che il contratto era privo di qualsiasi base reale, portando alla revoca del beneficio e al suo ritorno in carcere.

L’indagine, condotta in collaborazione con l’INPS, ha individuato 44 persone coinvolte, di cui 16 hanno già ricevuto la richiesta di rinvio a giudizio per indebita percezione di erogazioni pubbliche. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, almeno 20 immigrati extracomunitari provenienti da Paesi come Pakistan, Marocco, Gambia, Senegal, Brasile, Nigeria, Guinea e Mali avrebbero ottenuto o rinnovato il permesso di soggiorno grazie a questi contratti fittizi.

L’organizzatore del sistema sarebbe stato un uomo che reclutava lavoratori disposti a pagare fino a 6.000 euro per un contratto che permettesse loro di accedere ai sussidi o alla regolarizzazione della loro posizione in Italia. A supportare il meccanismo vi erano tre consulenti del lavoro, due della provincia di Teramo e uno di Ascoli Piceno, che si occupavano delle comunicazioni obbligatorie per formalizzare le assunzioni fasulle.

Secondo l’accusa, 18 lavoratori italiani avrebbero percepito illegalmente oltre 92.000 euro in sussidi previdenziali e assistenziali. Le intercettazioni telefoniche e l’analisi dei tabulati hanno permesso agli investigatori di delineare in dettaglio i ruoli di tutti i soggetti coinvolti, confermando la piena consapevolezza degli indagati sulla natura fraudolenta delle operazioni.

L’indagine, coordinata dal PM Stefano Giovagnoni, rappresenta un duro colpo contro i sistemi di frode ai danni dello Stato e dell’INPS, con il rischio per gli imputati di pesanti condanne per reati legati all’indebita percezione di fondi pubblici.