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Ablazione della fibrillazione atriale: presentata a Vienna la nuova tecnica testata ad Ascoli

Risultati superiori alla procedura standard per la forma persistente. Marchese: «Strategia più importante dell’energia»
Pubblicato il 11 Aprile 2025



ASCOLI PICENO. Una tecnica innovativa di ablazione per il trattamento della fibrillazione atriale persistente è stata al centro dell’intervento presentato dall’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno al congresso europeo di aritmologia (EHRA 25) tenutosi a Vienna. L’unità di elettrofisiologia della struttura, in collaborazione con l’ospedale San Cataldo di Pisa, ha infatti trattato oltre 150 pazienti nell’arco di quattro anni con risultati superiori rispetto alla metodica standard.

Il progetto, coordinato dal dirigente medico Procolo Marchese, è frutto di un protocollo avviato nel 2020 dall’unità operativa complessa di cardiologia, guidata da Pierfrancesco Grossi. Cuore della nuova procedura è la combinazione tra l’iniezione di alcol nella vena di Marshall e la successiva ablazione dell’aritmia.

«Siamo onorati che da oltre dieci anni le nostre ricerche siano selezionate dal comitato scientifico della società europea di aritmologia», ha dichiarato Marchese. «È stato motivo di grande orgoglio presentare i risultati preliminari dei nostri progetti su una nuova tecnica di ablazione della forma persistente di fibrillazione atriale, che è la più difficile da trattare».

Il responsabile ha inoltre spiegato come non sia l’energia utilizzata – caldo, freddo o impulsi – a fare la differenza: «Pensiamo, quindi, che più di energia sia una questione di strategia».

Nel dettaglio, la procedura si basa su un’iniziale alcolizzazione della vena di Marshall, che si trova all’esterno dell’atrio sinistro, seguita da un’ablazione eseguita su precise linee sia nell’atrio sinistro che destro. La vena coinvolta, secondo Marchese, è fondamentale nella genesi e nel mantenimento della fibrillazione atriale.

«Tale protocollo ha mostrato un’efficacia superiore rispetto alla tecnica standard», ha sottolineato. Un approccio che il team ascolano ha adattato e perfezionato sulla base della metodica sviluppata dal Centro ospedaliero universitario di Bordeaux, punto di riferimento mondiale per l’elettrofisiologia.

«Nel corso di questi anni abbiamo perfezionato alcuni aspetti tecnici della procedura che potrebbero risultare importanti per migliorarne ulteriormente l’efficacia e la sicurezza, in modo da consolidarla come pratica standard», ha concluso Marchese.