di Niccolò Dondoni
L’invito di un caro amico, la curiosità di scoprire qualcosa di nuovo e quella grande necessità di volare altrove, in una settimana all’insegna di grandi viaggi sensoriali. La bellezza di ricercare la meraviglia, in un paesaggio, ascoltando il rumore del silenzio, con vista sul Gran Sasso. Neanche il tempo di arrivare e prendi coscienza di non essere in un luogo comune, con persone qualunque. Quel contatto autentico con la natura, l’istante e la naturalezza con cui si dovrebbe rendere onore alla vita.
Un progetto nato da una visione, dalle sensazioni provate nel lontano 1987, con la prima bottiglia, lasciata a riposare ad alta quota, con l’intento di rompere equilibri ordinari. Pura entropia, senza scomodare Rovelli, Parisi ed i grandi nomi della fisica, per rendere l’idea della straordinaria tendenza al disordine, relativa alla natura degli elementi che entrano in contatto, alla ricerca di un cambiamento, una trasformazione, un nuovo equilibrio.
A distanza di mesi dal nostro primo incontro è stato bello riabbracciare il sentimento dei Vini d’Altura, in occasione dei 40 anni di un amico raro in comune, lo stesso con cui ho avuto il privilegio di immergermi in una dimensione che auguro ad ogni appassionato, di vino e non soltanto, forse di vita e frammenti. Vi lascio al pensiero di Filippo: “Ho visto nascere ed evolvere questo progetto, fino a diventare esperienza, in grado di farci stare bene. Tutto questo mi lega a due amici come Bruno e Lorena, a questo mondo meraviglioso che scaccia letteralmente i pensieri. Qualcosa di diverso, in quanto valore aggiunto.”
Vi esorto a considerare il potenziale sorprendente di quel viaggiare oltre i confini di ciò che sembra ordinario, senza il bisogno di muoversi fisicamente, verso ricordi in grado di rendere onore a sensazioni che si incontrano in dimensioni di spazio tempo lontane, ma connesse. Credo sia molto difficile da spiegare attraverso parole, le stesse a cui spesso tendiamo ad attribuire un valore soggettivo. Sarebbe affascinante vivere in ambienti in cui ogni diversità, diventa valore, ma anche luce, per allargare la visuale relativa al nostro camminare, verso l’ignoto.
Mi auguro un giorno di poter portare qualche bottiglia di bolla rosa tra le cime, in attesa della neve, che rende tutto estremamente misterioso. Con lealtà al sentimento dei luoghi a cui sono legato, per alimentare un filo invisibile con le persone che hanno lasciato orme indelebile nel sentiero della mia vita.