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Boom europeo degli snack: spesi 310 miliardi l’anno in merendine e bevande

L’Italia resta tra i Paesi più moderati, ma la crescita del consumo preoccupa. Il 27% delle calorie europee arriva da cibi ultraformulati
Pubblicato il 24 Giugno 2025



In Europa il consumo di snack, merendine, gelati confezionati e bevande gassate ha raggiunto livelli record, con una spesa annua complessiva che tocca i 310 miliardi di euro. Lo evidenzia il nuovo rapporto “Cibo e bambini” della Fondazione Aletheia, presentato oggi al ministero dell’Istruzione. A trainare la crescita – pari al 29% dal 2019 – sarebbe l’aumento di domanda soprattutto da parte dei più giovani, considerati i principali destinatari di questi prodotti.

Secondo gli esperti del think tank, guidato dal preside della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma, Antonio Gasbarrini, i cibi in questione sono definiti “ultraformulati” o ultraprocessati: preparazioni a base di ingredienti naturali come farina e uova, ma arricchiti con coloranti, aromi artificiali, conservanti, stabilizzanti ed emulsionanti, per aumentarne gusto e conservabilità.

Questi alimenti rappresentano ormai il 27% dell’apporto calorico quotidiano medio in Europa. Negli Stati Uniti la situazione è ancora più marcata: si arriva a un’incidenza del 60%.

Nel Vecchio Continente la spesa pro capite annuale varia ampiamente: si va dai 1.357 euro in Finlandia, ai 386 euro in Grecia. L’Italia si attesta su 580 euro, sotto la media europea, ma comunque sopra Spagna e Grecia. La percentuale di calorie giornaliere provenienti da snack è la più bassa in assoluto: solo il 13,4%, contro il 42% della Svezia, il 40,5% della Gran Bretagna e il 38,5% della Germania.

Nonostante ciò, l’allarme sanitario non si placa. La Fondazione Aletheia sottolinea i rischi associati al consumo abituale di questi prodotti, legati a obesità, diabete, disturbi cardiovascolari e comportamentali. I dati italiani confermano la criticità: il 9,6% dei bambini e adolescenti tra 5 e 19 anni è obeso, mentre il 27,3% è in sovrappeso.

Anche il legame tra additivi alimentari e allergie è stato messo sotto osservazione. Una ricerca dell’Università Federico II di Napoli, pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, suggerisce che ridurre gli alimenti ultraformulati potrebbe rappresentare una strategia promettente per contenere l’aumento delle allergie alimentari, che colpiscono ormai il 5% dei bambini italiani sotto i 14 anni.

Nel dibattito si è recentemente inserita anche la Coldiretti, che ha chiesto l’esclusione del cibo ultraprocessato dalle scuole, provocando la reazione dell’associazione Confida dei gestori di distributori automatici. Questi ultimi hanno replicato: «Solo il 5% dei 460.915.247 snack dolci e salati venduti in un anno sono consumati in scuole e università» e «l’aumento dell’obesità tra gli studenti italiani non è colpa delle macchinette automatiche».

La discussione è tutt’altro che conclusa, ma il nuovo report aggiunge un ulteriore tassello a una questione sempre più centrale nella salute pubblica europea.