di Niccolò Dondoni
“Partire e restare. Migrare per poi tornare, edificando un altro senso dei luoghi e di se stessi.”
Torano Nuovo. Maicol e Federica, due giovani visionari, in cerca d’autore. Restanza significa sentirsi in un luogo da proteggere e rigenerare radicalmente. Quando penso all’Osteria dei Maltagliati, riaffiorano nella mia mente, le incantevoli parole di Vito Teti.
“Avverto spesso la frustrazione del restare per cambiare un mondo che non sembra voler cambiare, che anzi sembra scomparire e morire giorno dopo giorno.”
L’uomo è in viaggio, anche quando pensa di essere fermo e forse proprio per questo ho deciso di tornare a casa, per dedicarmi a questa ricerca tra calici a mano libera e frammenti di vita autentica, in grado di far emozionare.”
La prima volta, dopo aver sentito parlare di un nuovo spazio in cui sorprendersi, consigliatomi da Zaccaria del Giardino Don Diego, ho deciso di fidarmi ed affidarmi, in compagnia di amici a dir poco leali. Una lunga tavolata di curiosi, lasciati a bocca aperta da ogni capitolo di quella serata diventata ormai un dolce ricordo. Un filo conduttore disarmante, se pensate che quel giorno erano ospiti, lo staff della cantina Emidio Pepe, icona del sentimento del paese ed il grande Michele Alesiani, custode del gusto autentico, che ammiro tanto per ciò che ha creato all’Osteria Pepe Nero, frutto di innumerevoli viaggi, esperienze e frammenti di vita condivisa.
Scrivere, leggere, raccontare sono modi per immergerci in un mondo parallelo dove nulla è sbagliato, dove le idee prendono forma, la fantasia può diventare realtà e ciascuno può sentirsi a proprio agio. Liberi di viaggiare con la mente, di immedesimarsi nei personaggi, di valorizzarsi, ma anche curiosi di provare emozioni e sentimenti nuovi dati da situazioni, fatti o azioni che ci hanno colpito maggiormente in quel preciso istante.
Penso ad uno spazio multidimensionale, con ambienti differenti in grado di far percepire varie sfumature di ciò che rappresenta il desiderio di questi due ragazzi, che ammiro profondamente, per essersi messi in discussione a due passi da casa, con quella irrefrenabile voglia di lasciare una traccia, paragonabile a quella di un pittore sulla tela.
Entri e ti sorprendi, senza aspettarti nulla, nel vedere Maicol nel suo habitat, tra luci soffuse, il forno a legna e la brace, indispensabile per rendere onore al contatto tra la materia prima, l’immaginazione, la memoria e l’idea visionaria di chi cerca un contatto, in un mondo in cui si tende ormai ad isolarsi, da tutto e da tutti.
Poi c’è Federica, che accoglie con gentilezza, altro valore ormai inconsueto, ma anche grande professionalità, con l’intento di accompagnare ogni ospite in questo percorso, un passo dopo l’altro, per allontanarsi dalla frenesia e godersi attimi di raro spessore.
Una complicità percettibile, indispensabile per mantenere saldo il filo che conduce verso la via del ritorno. Mi è capitato di chiedermi durante una cena, quando sarei tornato a trovarli e credo che questo possa rendere l’idea a riguardo. Divagazione a parte, la sala secondaria permette un vero e proprio salto indietro nel tempo, tra la tradizione, gli usi ed i costumi del posto, rispettando il sentimento di ciò che resta, nonostante il trascorrere del tempo.
Una metafora spontanea, l’accostamento tra le generazioni, l’ereditare valori da custodire con cui costruire piatto dopo piatto, calice dopo calice, quel mondo reale nel quotidiano, in cui immergersi per essere fieri di se stessi.
Non vorrei dilungarmi, ma ogni volta che penso all’Abruzzo mi ritorna in mente la grande umiltà, la voglia di far sentire bene le persone, il rispetto delle materie vive, in grado di far emozionare.
Vorrei citare Nicola Illuminati e Leonardo Iuvalò, cari amici con cui ho condiviso l’ultimo pranzo ai Maltagliati, tra portate e calici emozionanti, viaggiando tra Loreto Aprutino e Radda in Chianti, con il Cerasuolo d’Abruzzo di Valentini ed il Guercio della Tenuta di Carleone.
Non vedo l’ora di tornare a trovarli, con la speranza di continuare ad ammirare il brillare di questa giovane e futura stella del nostro territorio, non tanto per il riconoscimento, quanto per il segnale forte ad una generazione che fa fatica a sorprendersi di poter stravolgere le carte in tavola.
Maicol ne è l’esempio tangibile, da San Benedetto a posti lontani, per poi tornare con amor proprio per sognare ad occhi aperti con la sua dolce metà Federica.
Grazie ragazzi.. Con lealtà. Niccolò