Un piccolo tavolino in ferro battuto, con un ripiano decorato a mosaico, danneggiato e segnato dal tempo. Questo semplice oggetto, restituito dalla neve dopo la tragedia della valanga di Rigopiano, è ora al centro di un’indagine delicata e complessa che coinvolge un giuliese, l’ex comandante della stazione dei carabinieri forestali di Farindola, oggi in servizio a L’Aquila.
Il tavolino è stato trovato nella sua abitazione durante una perquisizione condotta dai carabinieri di Penne, guidati dal capitano Alfio Rapisarda e coordinati dal procuratore della Repubblica di Pescara, Giuseppe Bellelli, insieme alla sostituta Anna Benigni. Lo riporta oggi Il Messaggero. Questo elemento apparentemente banale ha portato a ipotizzare a carico del militare accuse di peculato, furto e falso.
Le accuse e la difesa
Secondo le contestazioni, il miliare avrebbe prelevato il tavolino da un’area soggetta a tutela ambientale, caricandolo su un mezzo di servizio e successivamente restaurandolo per uso personale.
Tuttavia, il comandante ha fornito una spiegazione che punta a chiarire la propria posizione. Ha affermato di aver trovato l’oggetto al di fuori dei confini dell’area vincolata, ottenendo successivamente un’autorizzazione dai proprietari per trattenerlo. Il restauro, a suo dire, sarebbe avvenuto solo dopo aver regolarmente acquisito questa autorizzazione.
Oltre al presunto utilizzo improprio del tavolino, l’indagine ipotizza anche irregolarità legate all’attività di servizio: in particolare, si stanno verificando eventuali discrepanze nella presenza del militare durante turni straordinari autorizzati.
Un’indagine complessa e riservata
Gli investigatori, in stretta collaborazione con la Procura, stanno procedendo con attenzione nel ricostruire il quadro probatorio. L’obiettivo principale, come afferma il quotidiano romano, è garantire la tutela del territorio, ma anche assicurare un percorso che rispetti pienamente le garanzie e la sensibilità di una comunità ancora profondamente ferita dalle tragedie del passato.
Per ora, il 54enne continua il suo servizio in una sede diversa da Farindola, una misura di cautela adottata dalla catena di comando per favorire il corretto svolgimento delle indagini e consentirgli una difesa più serena.